Villa Deliella tra memini, moneo e palingenesi
- Autori: DI BENEDETTO, Giuseppe
- Anno di pubblicazione: 2020
- Tipologia: Contributo in atti di convegno pubblicato in volume
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/430223
Abstract
L’area in cui sorgeva la villa Deliella, il vuoto desolante prodotto dalla sua demolizione, costituisce più che mai, anche se in termini paradossali, un valore monumentale, ma nell’accezione più profonda e vera del termine e del suo significato etimologico di menimi e di moneo, di ricordo e di ammonimento. Poiché ciò che ancora sopravvive, in quanto visibile e tangibile - i non trascurabili residui della recinzione, la casa del custode, la magnificenza volumetrica di alcuni alberi secolari o tutto ciò che può essere ancora nascosto e celato sottoterra - è certamente degno, ancora oggi, di memoria intellettuale e di considerazione estetica. Ma per meglio comprendere sino in fondo le prospettive future, come quelle che potremmo certamente prospettare per l’area di villa Deliella e più sensatamente, del contesto urbano in cui sorge, occorre, anzi è necessario, dismettere quell’abito ideologico esistenziale, di lampedusiana memoria, che spesso, operando su Palermo, ci fa tendere a continui e ripetuti metastorici vaneggiamenti voluttuosi e voluttuose manifestazioni oniriche di un’insana aspirazione ad un’eterna immobilità storica. Ritengo, per quanto debba ammettere che si tratti di un mio personale intendimento, con radici culturali viscerali e profonde nel mio attuale stato d’animo di docente di progettazione architettonica, di architetto e di figlio consapevole di questa città , il vero tema, o più correttamente uno dei temi - è chiaro che non si possa escludere la legittima e valida esistenza di altre visioni - è il tema del vuoto. Tema che peraltro pervade, con interpretazioni e visioni diverse, tutte le proposizioni progettuali del workshop. Quindi, non soltanto villa Deliella come sineddoche, ma anche come espressione del vuoto. Il vuoto di villa Deliella è per certi versi da interpretare come destino, ma è anche vuoto da intendersi come rinuncia e, infine, è un vuoto da percepire come stato d’animo.