L'architettura
- Autori: DI BENEDETTO, Giuseppe
- Anno di pubblicazione: 2019
- Tipologia: Capitolo o Saggio
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/424089
Abstract
Esso costituisce, di fatto, un vero e proprio punto di riferimento per l’intera cultura scientifica e illuminista di Palermo e dell’intera Isola. L’indagine su tale “presenza” svela una fitta trama di accadimenti, ricca di coincidenze, che ci aiuta a comprendere meglio il clima culturale di quegli anni. Sono abbastanza note le vicende che legano, direttamente o indirettamente, l’Orto Botanico a Giuseppe Venanzio Marvuglia, a Carlo Giachery e a Giovan Battista Filippo Basile, meno note quelle riguardanti docenti come Domenico Marabitti, Cristoforo Cavallaro e Antonino Gentile o architetti come Salvatore Attinelli, Pietro Trombetta e Domenico Cavallari Spadafora. Léon Dufourny e Vincenzo Tineo, progettista del Gymnasium l’uno e direttore dell’Orto Botanico, sino al 1856, l’altro, rappresentano le figure fondamentali intorno alle quali ruota la storia del pensiero scientifico positivista della cultura palermitana, la cui conoscenza diventa indispensabile per una corretta comprensione delle ragioni storiche e ideologiche dell’architettura a Palermo tra la fine del Settecento e per tutto l’Ottocento e dei fondamenti dottrinali dei tre grandi architetti e docenti palermitani (Giuseppe Venanzio Marvuglia, Carlo Giachery, Giovan Battista Filippo Basile). Con la sua opera Dufourny avrebbe offerto un nuovo concetto di architettura fondata sull’evidenza oggettiva dei rinvenimenti archeologici piuttosto che sul dictatum della trattatistica storica, traendo, inoltre, dallo studio e dall’interpretazione delle vestigia architettoniche disseppellite, nuovi e originali temi formali utilizzabili all’interno del progetto di architettura. A questi temi sarà particolarmente interessato Giuseppe Venanzio Marvuglia, amico ed estimatore del Dufourny, e lo stesso Giovan Battista Filippo Basile, cresciuto culturalmente all’ombra dell’edificio-emblema dufournyano sotto la guida attenta di Vincenzo Tineo, continuatore, per certi aspetti, dell’iniziativa culturale “innestata” dall’architetto francese.