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GIUSEPPE DI BENEDETTO

Archetipolatria e summa iconologica

Abstract

Simboli ed attributi intesi quali vulgata iconografica delle virtù della città di Palermo, posti a corredo del suo nume tutelare, secondo il distico strofico epigrafico del gruppo scultoreo del Marabitti, nella mitopoietica Flora Julia, assurgono, insieme ai loro significati opposti, a chiave di interpretazione ermeneutica dell'opera di Enzo Venezia. L’applicazione di attente e ricercate strutture compositive, e l'abilità (da architetto) di "architetturare" la visione e, soprattutto, la rappresentazione delle cose, genera la cura per l'insieme e per il particolare verboso e magniloquente, in grado di divenire sostanza principale e tema conduttore di ogni struttura narrativa; un registro estetico autonomo, che stabilisce, spesso, una valenza indipendente dall’insieme dell'opera. Capace di rigenerarsi e di divenire icona. Nei casi più emblematici e paradigmatici, il dettaglio è lo spazio dell’eccesso, la forma conchiusa del frammento. Ed è proprio nel frammento che trova congrua estensione la sovrabbondanza delle opere di Enzo Venezia. Frammenti, infiniti frammenti sono pure gli esiti delle voluttuose, rigenerative "deflagrazioni" operate sui simboli laico-religiosi panormiti.