Introduzione
- Autori: DI BENEDETTO, G
- Anno di pubblicazione: 2014
- Tipologia: Prefazione/Postfazione (Prefazione/Postfazione)
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/92772
Abstract
L’opera di Vincenza Garofalo, “Unbuilt. Quattro progetti di Alberto Sartoris", assume la forma di una ricerca fondata su un dispositivo metodologico e culturale ampio che penetra in profondità nei territori dell’analisi filologica, dell’estetica, della critica architettonica e, naturalmente, della “Scienza della Rappresentazione”. Il campo di indagine è quello degli esiti di una sperimentazione progettuale che non si traduce in concreta forma fisica, per mezzo dell’atto del costruire, e che per questo necessita di pratiche esperenziali estese che implicano maggiori livelli di approfondimento critico-relazionali e specificità disciplinari in grado di fare avanzare la “percezione” in direzione di una vera “conoscenza”. E se l’interpretazione implica l’assunzione di un punto di vista personale, esso appare rigorosamente fondato nei principi e nello statuto della disciplina del disegno, senza concessioni a distrazioni e a virtuosismi grafici fine a se stessi. Utilizzando la formula che August Boeckh adopera come titolo per una raccolta di studi ermeneutici, si potrebbe dire che l'opera propone, senza ambiguità, una “conoscenza del conosciuto” . Ma non si tratta di un mero actum agere e nessuna delle descrizioni dei progetti di Sartoris, anche quelle necessariamente assiomatico-intuitive, si risolvono in una tautologia; piuttosto, alla luce delle nuove rappresentazioni, soprattutto quelle di ricostruzione digitale tridimensionale, che scandagliano le forme spaziali, i significati delle quattro opere si ordinano in una comprensione completa che mette in luce situazioni e valori inaspettati. Il lavoro compiuto appare, quindi, come una explicata nell’ambito della riscrittura grafica tutta interna alla dimensione del logos, poiché la rappresentazione ancor prima di essere espressione del visibile è riflessione concettuale.