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FABRIZIO D'AVENIA

Vescovi tra Spagna, Roma e Sicilia: promozione culturale e patrimonio immateriale (secc. XVI-XVII)

Abstract

Questo contributo si concentra sulla figura dei vescovi, il cui ruolo centrale nella costruzione politica e religiosa dell’impero spagnolo è stata fin qui sottostimata a vantaggio di inquisitori e missionari. Sono stati proprio i vescovi, infatti, i mediatori ordinari di saperi, dottrine, competenze e prodotti (materiali e immateriali) nei campi della politica, della cultura, del diritto, della teologia e dell’arte. Ciò è particolarmente vero nel caso dei 43 vescovi spagnoli nominati in Sicilia tra il 1529 e il 1700, le cui carriere sono caratterizzate da una significativa mobilità interna ai domini del rey católico. In particolare, la Sicilia funzionò da seconda “patria” anche per alcuni di questi ecclesiastici “emigrati” dalla Spagna perché di condizione conversa – discendenti di ebrei convertiti – e come tali impossibilitati ad accedere alle sedi episcopali castigliane e aragonesi in forza dei cosiddetti estatutos de limpieza de sangre. Dai casi finora studiati emerge che nella loro attività pastorale essi dimostrarono una convinta adesione allo spirito tridentino e alla fede in nome della quale i loro antenati o loro stessi erano stati perseguitati. Il saggio esamina i casi di Luis III de Torres, arcivescovo di Monreale (1588-1609), e di Juan de Horozco y Covarrubias, vescovo di Agrigento (1594-1606).