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ELISABETTA DI STEFANO

La facciata e la soglia. L’estetica dell’architettura tra pubblico e privato

Abstract

In questo lavoro si prendono in esame alcuni elementi architettonici, quali la facciata, la porta, la finestra, il vestibolo che, costituendo un "limen", una sorta di sacro confine tra pubblico e privato, rivestono un’importante funzione simbolica e aprono interessanti prospettive d'indagine sull’evoluzione della teoria architettonica dal Rinascimento all’età contemporanea. In modo particolare ci si sofferma sul pensiero di Leon Battista Alberti che, nel "De re aedificatoria", riflette molto sul valore estetico e simbolico dei luoghi di transizione; egli sente fortemente il ruolo della facciata come "limen" tra pubblico e privato; non a caso nelle facciate di San Francesco a Rimini e Sant’Andrea a Mantova riprende il motivo dell’arco trionfale. Poiché la bellezza esercita un forte potere sulla collettività, Alberti interpreta la facciata e il vestibolo alla luce della retorica, la disciplina che nell’antichità aveva maggiormente preso in esame i rapporti col pubblico. Come nel discorso l’esordio è particolarmente importante perché deve coinvolgere l’uditorio, allo stesso modo la facciata e il vestibolo hanno lo scopo di attirare l’attenzione, pertanto esigono particolare bellezza e decoro. Applicando all’architettura il principio retorico del “decorum” ne consegue che l’ornamentazione nei vari edifici deve essere distribuita, secondo una gerarchia assiologica, in base al grado sociale di chi vi abita o delle funzioni che vi saranno svolte. Tuttavia oggi tale principio sembra vacillare, nuovi valori s’impongono, segnando la sparizione della simbolicità della soglia come figura tragica dell’aut-aut, della scelta.