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ELISABETTA DI STEFANO

Ornamento criminale. La lezione di Louis H. Sullivan, John W. Root e Adolf Loos

Abstract

Nell’età contemporanea in cui l’architettura tende spesso alla ricerca della spettacolarità e a creare forme in cui la destinazione d’uso si annulla in un’esperienza estetica, la questione dell’ornamento torna a essere centrale nel dibattito filosofico e architettonico. Di contro, le problematiche legate all’ecologia e al paesaggio pongono sempre più insistentemente l’accento su un’etica della responsabilità che condanna i “crimini” di un’estetica disinteressata al rispetto dell’ambiente. Alla luce di queste coordinate può essere utile riprendere le riflessioni di quei teorici, come Louis H. Sullivan, John W. Root e Adolf Loos, che tra Ottocento e Novecento hanno dichiarato in modo esplicito i “crimini” dell’ornamento. La loro lezione, ricordandoci la pluralità valoriale del nesso decorazione/ornamento, può offrire ancora oggi stimoli al dibattito, richiamando a quel senso “della convenienza” (quid decet) che è misura etica, oltre che estetica