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VIRGILIO CALECA

Lotta alla mosca delle olive in olivicoltura integrata e biologica

Abstract

Bactrocera oleae, fitofago chiave dell’agroecosistema olivo, è presente in Italia in tutti gli areali interessati dalla coltura, tranne in alcune aree caratterizzate da maggiore altitudine dove il fattore termico non consente lo sviluppo della specie. Il dittero è fortemente legato alle temperature che del resto condizionano anche la fenologia dell’olivo; in effetti il numero di generazioni che la mosca può completare nell’anno varia da 1 fino a 4-5 in zone con temperature medie annue elevate (zone costiere e/o meridionali). La pericolosità della specie è pertanto legata al numero di generazioni e all’andamento climatico che, a seconda dell’annata e della zona, possono variare sensibilmente condizionando la densità di popolazione e quindi il grado di dannosità potenziale del fitofago. Recenti ricerche sul comportamento e sulla biologia del tefritide hanno messo in evidenza come il fitofago, nel tempo, abbia contratto con i batteri una simbiosi mutualistica che permette al dittero di aumentare il proprio potenziale biotico. Nel presente articolo, dopo un breve excursus sulla biologia e sui danni causati dal fitofago, viene fatto il quadro delle attuali strategie di lotta ammesse nei protocolli dell’olivicoltura integrata e biologica.