La costruzione metallica nella Palermo del XIX secolo
- Autori: Campisi, T; Fatta, G; Vinci, C
- Anno di pubblicazione: 2016
- Tipologia: Capitolo o Saggio (Capitolo o saggio)
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/181314
Abstract
Il nuovo corso politico dell’Italia unitaria richiedeva a Palermo e ad ogni città di confrontarsi con le altre, di impegnarsi in opere infrastrutturali e nuove architetture pubbliche per inseguire il miraggio di una qualificazione di modernità . Il ferro ed i nuovi materiali conquistavano rapidamente spazio, grazie alla leggerezza e alle loro enormi potenzialità , a spese del legno, della pietra e di tecniche costruttive collaudate, con pratiche spesso sperimentali che soltanto dopo molti anni sarebbero divenute affidabili. Gli sviluppi della siderurgia applicata alla costruzione architettonica, specie nelle aree anglosassoni e francesi, con nuovi linguaggi e forme non convenzionali, raggiungevano ogni parte del mondo occidentale grazie ai rapporti politici, culturali e commerciali, uniti alla pubblicità offerta dalle grandi Esposizioni. Se per le strutture in ferro meno impegnative o di complemento (serre, lucernari, pensiline, scale) in area palermitana si ricorreva, spesso su catalogo, ad elementi interamente realizzati all’estero, in particolare in Francia, per le opere più impegnative i tecnici locali poterono contare sul contributo di alcune realtà produttive che andavano maturando l’esperienza acquisita nel campo della costruzione metallica e nei cantieri navali. Si analizzano le opere di maggiore rilievo realizzate a Palermo in quegli anni, dalle complesse coperture dei due teatri maggiori alle tettoie delle strutture commerciali comunali: opere queste che vedono impegnati i migliori tecnici della città ed alimentarono un dibattito che esaminava criticamente gli aspetti formali, statici e costruttivi.