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SILVIA CATTIODORO

Gae Aulenti : Leggere l'architettura come un testo

Abstract

Eisenmann, in uno dei suoi scritti più famosi, “La fine del Classico”, aveva affermato che l'architettura «va letta come un testo», come avevano sempre fatto gli antichi e come avviene in teatro, dove il significato di ogni architettura è enfatizzato dalla carica utopica che associa spazio agito a simbolo visibile. Già da più di un decennio questo era il principio su cui lavorava in ambito scenografico, tra le varie espressioni progettuali che le erano proprie, Gae Aulenti. Misure, proporzioni e forme volumetriche generano piuttosto un’idea di architettura come arte che un’allusione allo spazio: attraverso materiali che parlano del lato effimero dell'esistenza, l'edificio «è plastica e non è muro, è pittura e non è affresco, è lacca e non è marmo».