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SILVIA CATTIODORO

Lo spazio che danza. Architettura e spazio scenico in Zaha Hadid

Abstract

Non è un caso che Hadid si sia confrontata anche con l’ambito progettuale della scenografia, tornata a essere, soprattutto recentemente anche territorio di applicazione della ricerca, come già era stato nel XV e XVI secolo e non solo pratica progettuale. L’ambito dell’architettura dalle “fondamenta paradossalmente mobili”, come la chiamava Luca Ronconi, è il terreno perfetto per mettere in forma un programma ideale e perciò diventa particolarmente importante in due occasioni: quando un architetto affermato deve avvalorare il proprio professionismo dando testimonianza culturale delle proprie qualità o quando, come avvenne nel caso di Zaha Hadid, i tempi per la costruzione nella città non erano ancora del tutto maturi.Il palcoscenico aiuta a chiarire questioni che nel campo del definitivo diventano più complesse e dà la libertà per spingere il progetto più a fondo nelle ipotesi teoriche.