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MICHELE COMETA

Mitologie dell'oblio

Abstract

La Arbeit am Mythos di Hans Blumenberg costituisce a tutt’oggi la più complessa e monumentale sintesi sul mito del secondo Novecento, degna di figurare, in un’ideale biblioteca, accanto alla Philosophie der symbolischen Formen di Ernst Cassirer o agli studi mitologici di Karl Kerényi. A differenza di Cassirer e Kerényi però lo studio di Blumenberg non è solo una riflessione sul mito e sulla mitologia, in cui per altro si trova un’insuperata descrizione delle vicende della filosofia della mitologia degli ultimi tre secoli, ma è filosofia della mitologia esso stesso, tentativo originalissimo di leggere il destino del mito come storia di un instancabile oblio. Se la filosofia infatti è l’arte della pensosità (Nachdenklichkeit) , la mitologia è l’arte dell’oblio. E questo in un triplice senso: 1) oblio come capacità di distaccarsi dalla realtà originaria, ammesso che ve ne sia una, o comunque come procedimento di sospensione dell’oppressione delle origini; 2) oblio come emancipazione dalla tradizione dei miti, come abbandono alla pura “ricezione” (Wirkunsgeschichte) senza rimpianti per le forti isole di senso che la compongono; 3) oblio come, al limite, sospensione della stessa coscienza che si è costruita sui miti, o su quella versione raffinata di mitologie che sta alla base dell’identità nella coscienza.