Governare l'evoluzione. Principi, metodi e progetti per una urbanistica in azione
- Authors: CARTA M
- Publication year: 2009
- Type: Monografia
- Key words: governo del territorio; urbanistica; progetto
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/36605
Abstract
Governare l’evoluzione è un termine complesso e polisemico che sottende l’impegno sempre più intenso della pianificazione e progettazione territoriale ad agire contemporaneamente sul versante della “guida” dei processi di conservazione e trasformazione delle città e del territorio e su quello della “regia” delle molteplici azioni di sviluppo poste in essere dagli attori territoriali. L’equilibrio tra la guida e la regia ha sempre costituito un obiettivo primario della disciplina e delle pratiche, ed è proprio a partire dal confronto tra riflessione disciplinare e pratiche che il libro si sviluppa. Governare l’evoluzione è una “riflessione in azione” che, attraverso alcuni saggi di carattere teorico e critico e il racconto di alcune esperienze di pianificazione del territorio affrontate dall’autore negli ultimi anni, conduce il lettore attraverso tre grandi temi che oggi delineano l’impegno di riflessione e l’azione progettuale dell’urbanista: la rigenerazione urbana attraverso l’azione integrata, il potenziamento della dimensione culturale dello sviluppo territoriale e l’emergere di una stagione strategica in cui il negoziato deve essere temperato dal valore delle identità. Governare l’evoluzione è quindi una “riflessione in azione” che, attra-verso alcuni saggi di carattere teorico e critico e il racconto di alcune espe-rienze di pianificazione del territorio affrontate negli ultimi anni, conduce il lettore verso tre grandi temi che oggi delineano l’impegno di riflessione e l’azione progettuale dell’urbanista: la rigenerazione urbana attraverso l’azione integrata, il potenziamento della dimensione culturale dello svi-luppo territoriale e l’emergere di una stagione strategica in cui il negoziato deve essere temperato dal valore delle identità. Il libro utilizza dieci anni di attività di ricerca, riflessione e sperimenta-zioni progettuali condotte dalla Scuola di pianificazione territoriale dell’Università di Palermo per estrarne principi e metodi capaci di orientare processi analoghi e di guidare il nostro impegno sul campo. I capitoli par-tono sempre da un’esperienza concreta, da un’occasione di confronto tra le solidità disciplinari e la fluidità del mondo, la proteiformità dei contesti ter-ritoriali, che interagiscono con il progetto, lo modificano e ne mutano la consistenza. Nelle esperienze raccontate il confronto tra solidità e fluidità, tra permanenze e dinamiche, ha sempre rafforzato il processo di piano e il progetto urbanistico, consolidandone l’impianto metodologico, potenzian-done l’azione concreta e spesso concretizzandone la funzione. In un momento di crisi del progetto urbano e del piano territoriale, inde-cisi tra la firma delle archistar, il ripiegamento della sperimentazione pseu-doartistica e una pratica spesso supina agli interessi particolari, noi voglia-mo lanciare un messaggio per l’urbanistica. Per una urbanistica che non sia solo regolativa, ma anche progettuale; che non sia solo negoziata ma anche identitaria; che non produca solo norme ma che attivi strategie; che non sia puramente di indirizzo ma si impegni ad essere configuratrice di forme. Una urbanistica in evoluzione, capace di governare nel mutamento perma-nente e di disegnare nuovi modi di abitare interpretando le nuove istanze. L’impegno dell’urbanistica e della pianificazione deve tornare ad essere un poderoso esercizio della responsabilità nell’interesse collettivo, un’applicazione del metodo scientifico non solo all’indirizzo consapevole della decisione politica, ma alla riconnessione del patto costitutivo della comunità con il territorio, nella consapevolezza che la dimensione etica della pianificazione ci impegna a fornire risposte al nostro insediamento, al nostro bisogno di abitare, alle nostre necessità produttive attraverso le ca-pacità demiurgiche del piano, perché esso offra rifugio dai pericoli dell’individualismo sfrenato.