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FABIO CARADONNA

La Genetica ... sulle tavole di Ustica

Abstract

Quale variabile crescente fa in modo che dei gemelli monozigoti, che notoriamente condividono DNA identico, mostrino, dalla nascita alla vecchiaia, sempre maggiori differenze fra loro? Si potrebbe intuitivamente rispondere: il tempo e l’ambiente, o meglio il tempo passato a vivere in un diverso ambiente. Ma fino a qualche decennio fa nessun genetista avrebbe mai ammesso che l’interazione fra il DNA e l’ambiente potesse influenzare l’espressione genica anche non mutando il DNA. Oggi, invece, e ormai da circa 15 anni, è oggetto di studio, l’Epigenetica, secondo la quale possono esistere modificazioni chimiche ed ereditabili del DNA che non scaturiscono da mutazioni della sua sequenza nucleotidica. Il nostro DNA ci dà le informazioni per digerire o no determinati cibi ma anche può accadere che le molecole contenute nella dieta possono costituire “l’ambiente” che a contatto con i geni di alcune cellule ne influenzano l’espressione non in termini di mutazioni genetiche ma di modificazioni epigenetiche: questo costituisce un circuito a due direzioni, un “cross talk nutrienti-DNA-nutrienti” che dà origine a due scienze moderne, la Nutrigenetica e la Nutrigenomica oggi in piena esplosione di interesse nella comunità scientifica. L’interesse dei laboratori di Nutrigenomica si è concentrata sui fitochimici, composti contenuti in molti vegetali ad uso alimentare. Questi hanno mostrato molte proprietà biochimiche benefiche per la salute umana e recentemente sono state studiate anche per le loro proprietà nutrigenomiche suscitando grande entusiasmo specialmente perché, fra le varie, mostravano la capacità di influenzare il ciclo cellulare di cellule tumorali, inducendo la loro apoptosi, cioè la loro morte cellulare programmata. Negli ultimi 5-10 anni molto interesse si è concentrato sui cibi endemici della Sicilia e caratteristici anche di Ustica, facenti parte della ormai famosa “Dieta Mediterranea”, patrimonio immateriale dell’umanità (Dichiarazione UNESCO del 2010). Vale quindi la pena trattare una breve e non esaustiva antologia nutrigenomica di questi studi con particolare riferimento a quei prodotti della dieta caratteristici di Ustica: i capperi, le lenticchie, le melanzane, i fichi, i gelsi, l’aglio, il principe della dieta mediterranea l’olio di origine extravergine di oliva (EVOO) ed il fico d’india giallo-arancione. In particolare, studi condotti nel laboratorio universitario di cui sono coordinatore, hanno dimostrato che l’Indicaxantina, pigmento betalainico contenuto proprio nel fico d’india giallo arancione, ha, in vitro, effetti epigenetici e nutrigenomici su cellule di carcinoma di colon contribuendo a far cambiare alle cellule il loro fenotipo tumorale verso quello di enterocita-like normale. Infine, studi in corso non ancora pubblicati lasciano sperare che l’estratto di un frutto oleaceo siciliano è in grado di bilanciare, in alcune condizioni annullare, il danno epigenetico da arsenico, accumulato involontariamente da tutti noi, sia per il normale consumo di acqua potabile, sia per il consumo del tonno “ala lunga”, caratteristico di Ustica. Sebbene gli esperimenti in vitro sono abbastanza distanti dal poter avere una conferma in vivo o direttamente su soggetti o pazienti, si può certamente affermare, in termini epigenetici e nutrigenomici, quanto già pronunciato secoli addietro dalla saggezza popolare: variare la dieta assumendo vari cibi, tutti appartenenti alla dieta mediterranea, sicuramente aiuta l’organismo a beneficiare dell’effetto salutistico di alcune molecole in essi contenute anche quando si trovano in associazione ad altre molecole dannose delle quali sono in grado di abbatterne o ridurne gli effetti negativi. La Genetica ha abbandonato da tempo, con l’era genomica e post genomica del secolo attuale, la sua visione riduzionista del secolo scorso ed ha imparato che studiare un genoma senza le relazioni con l’