Chi è il proprietario delle scoperte fatte in Antartide sulla salute umana?
- Authors: Caradonna Fabio
- Publication year: 2018
- Type: Abstract in atti di convegno pubblicato in volume
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/289258
Abstract
Parlando di sovranità in Antartide è doveroso porsi oggi una questione che potrà diventare “spinosa” fra poco tempo, a cavallo fra la scienza e la politica mondiale dei beni comuni. Si tratta del problema della proprietà intellettuale di organismi (per lo più batteri) isolati in Antartide dai quali poter ricavare antibiotici o prodotti in genere per la salute umana. La sovranità che il trattato Antartico del 1959 non assegnava ad alcun stato in modo da estenderlo a tutti gli stati, cosa può, oggi, determinare su questa questione? Nel 1959 non si poteva mai pensare ad uno sfruttamento biotecnologico dei viventi in Antartide e la storia recente è tristemente piena di successi scientifici, anche d’eccellenza (il progetto genoma umano, il riso Golden), parzialmente liberi da vincoli economici, o purtroppo falliti o accantonati proprio per ragioni politico-economiche legate ai brevetti. La stessa questione si potrebbe applicare ai batteri e microrganismi antartici: l’uso industriale e biotecnologico di batteri antartici, per esempio a scopo di produzione di nuovi e più potenti antibiotici (già scoperti ma solo a livello di ricerca) potrebbe portare a dei brevetti commerciali non eticamente ammissibili in quanto potrebbero procurare sovrapprezzi per i farmaci da essi ricavati. Ci si può chiedere: 1- Se la sovranità dell’Antartico è sovranazionale, perché un prodotto generato da organismi antartici dovrebbe essere oggetto di brevetto commerciale che per definizione restringe la sovranità ad un’azienda? 2- Per un farmaco salvavita, ad esempio, può un organismo sovranazionale onnirappresentativo dare incarico per gli studi ad un’azienda pattuendo prima un compenso una tantum in cambio di rinuncia a brevetto commerciale? E’ bene avviare discussioni negli ambienti adeguati da subito. La letteratura scientifica riporta già ritrovamenti interessanti e sfruttabili commercialmente, ad oggi solo come report scientifici, domani probabili fonti di lucro non eticamente sostenibile da parte di multinazionali biotecnologiche.