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ELENA CONSIGLIO

Discriminazione, diritti e vulnerabilità tra teoria e pratica

Abstract

Il divieto di discriminare è stato interpretato come un principio giuridico complementare al principio di eguaglianza. Nei contemporanei Stati di diritto costituzionale il divieto di subire discriminazioni illegittime è stato inoltre teorizzato e applicato come presidio a difesa della libertà del soggetto di autodeterminarsi. Il corpus giurisprudenziale e legislativo in materia anti-discriminatoria si è recentemente accresciuto ed evoluto, tanto che sembrerebbe si sia venuto a creare un settore nuovo e specifico del diritto costituito da previsioni, divieti, garanzie e rimedi. Tali istituti presentano rilevanti somiglianze negli ordinamenti di common law e di civil law e pertanto permettono la formulazione di teorie del diritto antidiscriminatorio. Dopo una breve premessa sulla genesi e sulle caratteristiche attuali del diritto antidiscriminatorio ai livelli internazionale, sovranazionale e nazionale, il presente contributo discuterà in chiave critica le principali tesi filosofico-giuridiche sulla definizione della discriminazione e sulla giustificazione dei divieti di discriminare cercando, senza pretesa di esaustività, di evidenziare i rapporti tra divieti di discriminazione da un lato, attuazione e godimento dei diritti fondamentali della persona umana e vulnerabilità dall’altro. Si farà cenno anche a nuove forme della discriminazione quali le discriminazioni algoritmiche.