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DUCCIO COLOMBO

Can Paintings Talk? An Ekphrastic Polemic in Post-Stalin Russia

Abstract

Il “romanzo-pamphlet” di Ivan Ševcov Tlja (“Il pidocchio” o “L’afide”, 1964) è noto come la “pasquinata” (A. Sinjavskij) di un reazionario nostalgico dello stalinismo che si scaglia contro le timide aperture culturali del disgelo Chruščeviano. La diagnosi è indiscutibile; un motivo di interesse risiede però nell’uso peculiare dell’ékphrasis (il romanzo, ambientato nel mondo degli artisti figurativi, può essere letto come una grande galleria di dipinti immaginari) e, per di più, nel fatto che oggetto del contendere è la possibilità stessa dell’ékphrasis, la capacità dei dipinti di essere portatori di un contenuto esprimibile a parole – questo è l’oggetto ultimo della polemica sotterranea che l’autore ingaggia con il Disgelo di Il’ja Erenburg (prototipo facilmente identificabile del personaggio di Barselonskij, leader nel romanzo del campo “cosmopolita” a cui si oppongono gli onesti artisti sovietici). Se la posizione di Ševcov non è in alcun modo difendibile, il suo testo è interessante come espressione di un’idea di arte completamente diversa da quella attualmente corrente, utile per mettere le nostre idee alla prova di un punto di vista alieno.