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IGNAZIO BUTTITTA

Ordinare il tempo. Sui principi organizzativi dei calendari cerimoniali

Abstract

Le rappresentazioni del tempo e dello spazio variamente declinate nella storia dall’homo religiosus, in quanto riduzioni e tra- duzioni culturali dell’unicum continuum spazio- temporale in esperienze umanamente concepibili, si riflettono e si esibiscono con particolare evidenza – oltre che nelle credenze, nei miti, nell’organizzazione dei sistemi sociali, ecc. – nelle attività rituali che sostanziano le feste religiose. Questo può osservarsi tanto a livello della loro distribuzione calendariale quanto a livello della strutturazione degli specifici itinera festivi e dei relativi contenuti simbolici. Le feste, infatti, agite in tempi e spazi definiti, da un lato disgiungono, perimetrando e connotando ritualmente, dunque significando, segmenti estratti dal continuum spazio-temporale, dall’altro ribadiscono sensi e ritmi esistenziali periodicamente esibendo la continuità della vita cosmica e sociale e propo- nendo una irrinunziabile immagine, più o meno marcatamente ideale, dell’esserci del mondo e della società. Esse si costituiscono, dunque, come «celebrazioni periodiche dei fondamenti dell’esistenza» (Brelich 1955) delle comunità ossia come istituzioni che regolano lo svolgimento del vivere civile e delle attività che ne garantiscono la sopravvivenza attraverso l’esi- bizione e la riproposizione di codici simbolici di peculiare densità semantica che esprimono norme, principi e concezioni del mondo e della vita. In virtù di questi fatti le feste riescono a essere rappresentazioni e celebrazioni interrelate e indisgiungibili del tempo, dello spazio e della società come totalità dell’esistente.