“L’acqua nelle sue profondità o le sorgenti… che nate da se stesse erano dèi”. Note sugli usi rituali dell’acqua in Europa
- Authors: Buttitta, I
- Publication year: 2014
- Type: Capitolo o Saggio (Capitolo o saggio)
- Key words: acqua, rito, simbolo, tradizioni
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/101987
Abstract
L’acqua è percepita nelle società arcaiche e antiche come elemento fondante se non principio stesso d’ogni vita e conseguentemente riferita alle potenze della creazione e della generazione che nella realtà preistorica, paleolitica e neolitica, ma pure in quelle protostoriche e del mondo antico sono più spesso connotate come femminili. Nello specifico, l’immaginario mitico-rituale delle civiltà storiche presenta le acque celesti (rugiada, pioggia) e fluviali diffusamente caratterizzate come elemento maschile, seme virile, mentre le fonti, le sorgenti, i pozzi, le polle d’acqua termale che scaturiscono dalle viscere della terra sono diffusamente percepite come sede e/o espressione di quelle potenze telluriche/dee della fecondità e fertilità che, più o meno propriamente, la letteratura storico-religiosa indica come “eredi” di Grandi dee, Grandi madri, Madri della Terra preistoriche. Non a caso i culti delle acque sorgive si trovano spesso connessi, almeno a partire dall’età del Bronzo ma non di rado ancor prima, con quelli delle caverne profonde intese come passaggio verso le viscere della terra, sede di divinità ctonie correlate alle sfere della fecondità e della vita-oltre-la-morte. Si affermano, dunque, già all’interno delle comunità preistoriche e protostoriche, anche a prescindere dalle effettive qualità terapeutiche di certe acque minerali e termali, divinità acquoree (e connessi santuari e culti delle acque) cui è attribuito il potere di ripristinare l’ordine del cosmo e del corpo mondandolo d’ogni male e d’ogni colpa; il potere cioè di riconvertire la morte in vita: tanto in ragione della intrinseca potenza creatrice/ordinatrice detenuta dall’acqua in quanto principio e sostegno di ogni forma vivente e di ogni processo produttivo, quanto in ragione della conseguente necessità di entrare in rapporto positivo con le sacre potenze/entità divine che nelle acque albergano e attraverso queste si manifestano. Se da un lato, come ben osserva Lantier, «les sources sont prodigues d’effects salutaires et l’eau est un facteur de guérison», poiché «elle sont d’origine divine», dall’altro è in ragione della non scindibilità tra dimensione profana e sacrale dell’esistenza, insita nelle società arcaiche e tradizionali e della interrelata avvertita dipendenza della realtà naturale e dei suoi processi da potenze trascendenti la dimensione umana, che le società preistoriche e più ancora quelle protostoriche e antiche hanno connesso realtà e processi ontologici a entità extra-umane dotate di specifici poteri e attributi e costituito per ciascuna di queste peculiari forme e strategie cultuali destinate a protrarsi nel tempo lungo e apparentemente immutabile delle società agro-pastorali.