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EMILIO BADALAMENTI

L’utilizzo di specie alloctone invasive per la produzione di legno: rischio o opportunità?

Abstract

L’arboricoltura da legno, così come l’attività di rimboschimento propriamente detta, ha da sempre fatto ricorso anche a specie estranee alla flora locale, che si sono spesso rivelate particolarmente adatte a questo scopo. Tali scelte sono state principalmente legate alla notevole rapidità di crescita iniziale di alcune specie alloctone rispetto a quelle autoctone, e quindi alla possibilità di ottenere un’elevata produzione legnosa in tempi brevi, carattere fondamentale soprattutto nel caso di impianti realizzati a fini energetici. Tuttavia, in conseguenza della mancata valutazione dell’effettiva idoneità ecologica delle aree di impianto, spesso gli impianti non hanno raggiunto livelli produttivi soddisfacenti. Altre specie potrebbero essere utilizzate con successo per fini produttivi, ma è necessario considerare in modo idoneo rischi ed opportunità del loro impiego. In particolare, sono in corso prove sperimentali sul possibile utilizzo dell’ailanto (Ailanthus altissima (Mill.) Swingle) e della leucena (Leucaena leucocephala (Lam.) de Wit). È stata valutata la produttività di queste specie e sono al contempo in corso di valutazione idonee tecniche per il loro controllo; i risultati appaiono incoraggianti. Data la capacità di queste specie di crescere in ambienti che, riduttivamente, si possono considerare marginali perché spesso degradati e difficilmente destinabili ad altre specie o altro tipo di produzioni, in tali contesti il loro utilizzo potrebbe rappresentare un’opportunità. Inoltre, in aree di non particolare interesse ambientale e paesaggistico, e dove l’eliminazione dell’ailanto appare tecnicamente ed economicamente insostenibile, il contenimento di una sua ulteriore diffusione attraverso un uso produttivo della biomassa legnosa potrebbe costituire una valida alternativa gestionale.