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EMANUELE ANGELICO

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Abstract

Il contributo raccoglie i rapporti epilogativi (Research Report) di una specifica ricerca condotta sulla tecnologia come scienza applicata al patrimonio dell’esistente oltre le good practices, al di fuori di nicchie elitarie poco rappresentative della comune produzione edilizia. Queste, ora, hanno bisogno di un approccio tecnologicamente flessibile, innestato sul consenso e sulla partecipazione evolutiva del già fatto e dal potersi ancora fare (Germanà, 2008). Ci riferiamo alla tecnologia edilizia come scienza del costruire capace di innescare nuovi percorsi del fare inerenti ai processi di trasformazione, completamento e rigenerazione dell’esistente; da ricerche ‘sensibili’ a nuove qualità dello spazio possibile (Del Nord, 2003); da illuminati pensieri (Perriccioli, 2016) ad attività formative e produttive, capaci di porre in essere le azioni con ‘rinnovata’ responsabilità (Lo Sasso, 2019), quei percorsi del “fare di più e meglio con meno” partendo da ciò che già abbiamo. Tali pratiche si inseriscono negli auspici di Meta 2030: “Il ruolo della tecnologia nella trasformazione del territorio”, nell’accezione dei riferimenti della misura n.11 “Città e comunità sostenibili” e n.12 “Consumo e produzione responsabili”. Crediamo che l’atto del costruire debba esser sempre nobile ma soprattutto responsabile, usando e scegliendo quelle tecniche e tecnologie “adattive” che pongano soluzioni sostenibili lontane dagli esercizi che spesso l’architettura ama fare (Lerner, 2012). Con ogni azione, l’architetto dovrà sempre domandarsi se le ricadute giustifichino le proprie azioni. Per essere esteti e tecnici del proprio tempo ognuno ‘dovrà’ porsi lontano da velleità, costruzioni inutili e comunque agire sempre con criterio responsabile, a mezzo della riscoperta di materiali, elementi e tecnologie anche desuete del nostro tempo ed applicarle con ‘rinnovata’ capacità (Faroldi, 2018).