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MIGRARE. Mobilità, differenze, dialogo, diritti

Ambiente e agricoltura

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Photo by Zeyn Afuang

Coordinatore
Fabio Lo Verde, SEAS
fabio.loverde@unipa.it

La rilevanza dell’emergenza ambientale è oggi evidente più che mai. L’emergenza CoVid19 può essere considerata come un parziale effetto della rottura di equilibri esistenti fra nicchie ambientali separate la cui separazione è stata interrotta dai processi di antropizzazione. Il mutamento ambientale, sia come cambiamento climatico, sia come antropizzazione accelerata, sia come incremento del consumo di risorse naturali cui stiamo andando incontro, va considerato un co-fattore di rischio anche per questo genere di fenomeni che costituiscono ormai non più semplici fattori di rischio. Fra quelli attesi ve ne sono altri fra i quali quelli che coinvolgono quelle che MacGranahan e altri studiosi [2007] “zone costiere a bassa quota” perché situate a un'altitudine inferiore a 10 metri. Anche se queste zone rappresentano solo il 2,2% della terraferma, esse attualmente ospitano il 10,5% della popolazione mondiale, circa 602 milioni di persone, di cui 438 milioni in Asia e 246 milioni nei paesi più poveri del mondo. Altri autori forniscono cifre leggermente inferiori per un totale di 397 milioni di persone, ma questi, tuttavia, rimangono numeri importanti (Anthoff et al., 2006). In alcuni studi si prevedeva, come lentamente sta succedendo, una crescita, di 0,3-0,8 metri, cosa che nei prossimi anni dovrebbe coinvolgere circa 160 milioni di persone Si tratta dunque di “zone a rischio”, come, in particolare, quelle in prossimità di estuari o delta di fiumi presenti soprattutto nel sudest asiatico. Rischio che non corrono solo coloro che vivono in quella parte del mondo. Come abbiamo potuto sperimentare con il diffondersi della pandemia, qualunque cosa succeda in una parte del mondo, questa può avere ormai conseguenze su tutto il resto del pianeta. I processi migratori intesi come flussi e spostamenti di breve, medio e lungo raggio da parte di intere popolazioni, vanno letti, seppure in parte, come conseguenze anche di questo tipo di fenomeni legati al cambiamento climatico. Gli obiettivi di massima di questo ambito tematico sono i seguenti:

1. In primo luogo, produrre un repertorio aggiornato degli studi teorici ed empirici delle ricerche inerenti al rapporto esistente fra, ambiente, mutamento climatico e dinamica dei flussi migratori. In questo caso, obiettivo specifico è quello di costituire uno strumento di consultazione per chi intende raccogliere informazioni sulle più recenti ricerche orientate all’approfondimento dei diversi topic, fra i quali, secondo una consolidata classificazione [Piguet, 2010]:

  • 1.1 Ambiente, flussi, direzioni e catene migratorie
  • 1.2. Mutamenti climatici, effetti sulle colture, carestie e altri pull factors
  • 1.3. Effetti della desertificazione e flussi migratori
  • 1.4. Effetti dell’inquinamento delle falde acquifere e dell’inquinamento dell’aria e flussi migratori
  • 1.5. Disastri naturali e flussi migratori
  • 1.6. Push factor determinati dalla mitezza del clima e dalla sicurezza, rispetto a fenomeni naturali disastrosi, presente nelle aree di destinazione
  • 1.7. Innalzamento delle acque e processi migratori di lungo periodo

 2. In secondo luogo, costituire un luogo virtuale di scambio per la realizzazione di progetti di ricerca che abbiamo come obiettivo l’approfondimento della tematica ambiente e migrazioni. In questo caso, l’obiettivo specifico è quello di costituire un centro di aggregazione di proposte progettuali e/o di implementazione di approfondimento ulteriori rispetto a ricerche già avviate. Assai rilevante diventa, in questo caso, la possibilità di implementare progetti che abbiamo come obiettivo bla realizzazione di scenari di breve, medio e lungo termine.

 3. In terzo luogo, costituire l’interfaccia di attori istituzionali che, a diverso titolo, agiscono nei diversi territori che costituiscono aree di espulsione e di attrazione di processi di mobilità per implementare, con questi, progetti di analisi e di intervento sui diversi “ambienti”, in questo caso intesi latu sensu, attrattivi e repulsivi. Va infine evidenziato che all’interno dell’ambito tematico possono essere progettate iniziative di divulgazione, promozione di eventi, occasioni di approfondimento scientifico e culturale che si ricolleghino alla tematica e che provengono da ogni tipo di attore istituzionale interessato ad approfondirne lo studio.

Bibliografia citata:

Anthoff, D., P. Nicholls, R.S. Tol, and A. Vafeidis (2006), Global and regional exposure to large rises in sea-level:A sensitivity analysis, Tyndall Centre for Climate Change Research – Working Paper 96.

MacGranahan, G., D. Balk, and B. Anderson. (2007), The rising tide: Assessing the risks ofclimate change and human settlements in low elevation coastal zones, in «Environment and Urbanization» 19 (17), pp. 17–37.

E. Piguet, (2010), Climate and Migration: A Synthesis, in, Afifi, T., Jäger J. (eds), Environment, Forced Migration and Social Vulnerability, Springer, Heidelberg Dordrecht London New York, pp. 73-86.

 

Riunioni programmate:

  • Martedì 12 febbraio, h. 15.00 - Stanza n. 115, primo piano, Edificio 13 (Economia) - Dipartimento SEAS, Viale delle Scienze.

Il MYSEA project per la lotta alla disoccupazione, alla povertà e alle diseguaglianze di genere

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Il Dipartimento Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali (SAAF) dell’Università degli Studi di Palermo è partner del progetto MYSEA “Mediterranean Youth, NEETs and Women advancing Skills, Employment and Awareness in the blue and green economy”, finanziato dal programma ENI CBC MED, il cui obiettivo è favorire l’occupazione di giovani, donne e NEETs nei settori dell’agroalimentare e della gestione dei rifiuti attraverso un percorso di orientamento e formazione sulla Blue & Green Economy. 

Il Dipartimento SAAF, sotto il coordinamento scientifico della Prof.ssa Maria Crescimanno e del Prof. Antonino Galati nella sua veste di Project manager, ha condotto sul territorio nazionale un’indagine che ha voluto identificare: i) le competenze esistenti ed emergenti di giovani (dai 18 ai 24 anni), donne (di tutte le età) e NEETs (fino ai 30 anni); ii) la domanda di competenze da parte delle imprese del settore agro-alimentare e della gestione dei rifiuti; iii) l’offerta di formazione da parte degli istituti di istruzione e formazione tecnica e professionale (TVET). La metodologia di indagine sviluppata dai ricercatori del SAAF è stata replicata in cinque Paesi della regione del Mediterraneo che condividono le problematiche della disoccupazione giovanile e delle disuguaglianze di genere: Italia (CIES ONLUS e Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell’Università degli Studi di Palermo), Grecia (EUROTraining Educational Organization), Libano (Lebanese Development Network, LDN), Tunisia (Tunisian Union of Social Solidarity, UTSS) e Giordania (Jordan University of Science and Technology, JUST).

Cooperando con i partner del progetto, a partire dai risultati ottenuti è stata sviluppata una Agenda di Sviluppo delle Competenze basata sulla missione transfrontaliera di uniformare le abilità e le competenze di coloro che vivono nei Paesi partner della Regione del Mediterraneo. L’obiettivo del programma formativo sviluppato è accrescere la consapevolezza di giovani, donne e NEETs rispetto ai temi della Blue e Green Economy, della sostenibilità ambientale, del ruolo dell’economia circolare, dell’efficienza energetica, della classificazione e gestione dei rifiuti in campo, e non meno importante della digitalizzazione. 

Inoltre, i risultati del progetto MYSEA hanno fatto emergere le criticità che finora hanno limitato il progresso a livello di settore per ogni contesto nazionale indagato. I suggerimenti derivanti dall’analisi dei risultati potrebbero aiutare i Governi, i decisori politici e le autorità locali a stabilire delle politiche di intervento mirate al miglioramento della situazione occupazionale, a combattere la povertà e le diseguaglianze di genere oltre che a prevenire proprio attraverso la formazione fenomeni migratori.

Infatti, progetti di formazione mirati e a lungo termine potrebbero creare le giuste condizioni affinché i cittadini della Regione del Mediterraneo possano vivere e prosperare nei propri territori,      riducendo il fenomeno migratorio e contrastando tutte le conseguenze che ne derivano come lo sfruttamento e la discriminazione.

Questo contesto sottolinea l'importanza del progetto MYSEA teso a stimolare un dialogo costruttivo tra i vari stakeholder e tra i vari Paesi in modo da sperare in un profondo cambiamento nelle società. In quest’ottica, istruzione, informazione e dialogo sono fattori chiave per la promozione di cambiamenti reali come l'inclusione e l'integrazione in contesti con nuove prospettive di sviluppo sociale ed economico che possono prevenire la migrazione delle forze giovanili.