Terza Missione
La Terza Missione nelle università si sviluppa secondo due direttrici principali:
a) favorire gli innesti di conoscenza nella società per favorirne lo sviluppo civile, culturale, sociale ed economico;
b) assegnare alle Università un ruolo imprenditoriale nella società, con lo scopo di attivare processi sia di creazione di valore basati sulla conoscenza, sia di sviluppo territoriale, anche attraverso la generazione di opportunità di lavoro qualificato.
In entrambe le direttrici risulta fondamentale strutturare il processo di connessione tra conoscenza da un lato e società e mercato dall'altro per:
a) attivare un uso creativo e produttivo del sapere e rendere più fluido il trasferimento della conoscenza nella società;
b) amplificare il potere trasformativo della conoscenza attraverso una più efficiente interpretazione del rapporto tra risorse e bisogni della società;
c) reinterpretare le missioni fondamentali di alta formazione e ricerca alla luce degli effetti dei feedback delle relazioni conoscenza-società.
Il presidio delle zone di interfaccia tra la produzione di conoscenza e la diffusione della conoscenza nella società e nel mercato assume oggi un rilievo maggiore se si vuole sia accelerare il trasferimento della conoscenza nella società, sia per costruire contesti territoriali inclusivi, creativi, intraprendenti e produttivi in un'economia globalizzata.
La dimensione territoriale della Terza Missione
Considerato il contesto regionale di UNIPA, appare opportuno richiamare quanto l'ANVUR evidenzia in merito alla dimensione territoriale della terza missione (Manuale per la valutazione, 13.02.2015, pp. 6-7): "La terza missione ha inoltre una ineliminabile dimensione territoriale, dovuta alla circostanza, attestata dalla letteratura scientifica, secondo la quale le ricadute della conoscenza prodotta dalla ricerca si manifestano con maggiore probabilità nelle vicinanze geografiche. Ciò si spiega in quanto la conoscenza produttiva circola principalmente "incorporata " nei ricercatori, e quindi si muove insieme alle persone che lavorano quotidianamente in localizzazioni specifiche e si spostano entro un raggio limitato. Anche dal lato del sistema delle imprese, è noto che la ricerca di collaborazioni avviene con maggiore intensità con i ricercatori localizzati nelle vicinanze. Nel caso della terza missione sociale, culturale ed educativa viene in evidenza la ricchezza della situazione territoriale in cui si trovano le università". E ancora:
"La componente territoriale della valorizzazione impone inoltre una riflessione sul contesto esterno. Esiste una asimmetria tra valutazione della terza missione e valutazione delle attività tradizionali delle università come didattica e ricerca. Nel caso della didattica, la uguaglianza dei titoli di studio garantiti dalla legge o da processi di accreditamento implica che la qualità dell'insegnamento sia omogenea su tutto il territorio nazionale, e che quindi i requisiti ed i processi di quality assurance siano uniformi. Nel caso della ricerca, la natura internazionale delle comunità scientifiche impone la definizione di criteri di qualità del tutto indipendenti rispetto alla sede nella quale la ricerca viene svolta. La terza missione, al contrario, in quanto attività di interazione diretta con la società, risente anche della qualità complessiva della società con cui interagisce. Le università localizzate in regioni con più basso reddito pro capite, struttura industriale fragile e meno internazionalizzata, minori investimenti privati in ricerca e sviluppo, modesti processi di generazione imprenditoriale, possono incontrare maggiori difficoltà ad ottenere risultati, a parità di sforzi. Considerazioni simili possono valere per la terza missione di natura sociale, culturale ed educativa. La valutazione dovrà quindi approntare soluzioni adeguate di contestualizzazione. "
Pertanto nella valutazione della terza missione dell'Università di Palermo si dovrà necessariamente tenere conto della specificità del territorio di riferimento caratterizzato da: forte dominanza del settore pubblico nell'economia; diffusa dispersione scolastica; ampia disoccupazione giovanile; rilevante migrazione intellettuale; elevata incidenza della povertà e basso reddito pro capite; bassa domanda di innovazione del sistema produttivo e di cultura da parte di larghe fasce della società, condizioni, queste, condivise con l'intero sistema universitario del Mezzogiorno. Quindi gli effetti della terza missione di UNIPA inevitabilmente risentono del contesto di riferimento.
Però le indicazioni provenienti dall'ANVUR, se da un lato spingono verso la ricerca di aumentare l'impatto della conoscenza nella società e nel territorio di riferimento degli Atenei, dall'altro sottolineano la necessità di fare riferimento a standard nazionali per la didattica ed internazionali per la ricerca. In assenza di risorse specifiche a sostegno della terza missione appare evidente che le università, che operano in territori difficili, trovino prioritario concentrarsi sulle tradizionali missioni di didattica e di ricerca; contestualmente sono disincentivate ad investire risorse ed impegno nella terza missione in cui "possono incontrare maggiori difficoltà ad ottenere risultati, a parità di sforzi'. Però proprio nei territori difficili le università, e le comunità che le animano, costituiscono il più importante presidio della conoscenza e della innovazione in grado di trasformare i territori, di rigenerare la società e l'economia, diventando soggetti determinanti della crescita economica e sociale.
Una agenzia culturale del territorio
Come già citato le funzioni primarie di didattica e ricerca inducono le università ad adottare prospettive non direttamente connesse, o addirittura sganciate, dalla specificità territoriale; nel contempo le attività di terza missione, orientate ad innestare conoscenza nel territorio e ad attuare azioni per la sua trasformazione, devono essere guidate dalla interpretazione dei bisogni della società di riferimento. In questi processi di innesti di conoscenza e di trasformazione del territorio, le università devono adottare traiettorie di avvicinamento della conoscenza (in tutte le sue forme) alla società ed al mercato di riferimento. Le università, pertanto, devono dedicare attenzione a quei processi di trasformazione della conoscenza che consentano di evolvere verso forme di conoscenza attiva in grado di fornire soluzioni concrete ai bisogni della società; devono, in sostanza, rafforzare la cultura dell'innovazione che ha come riferimenti le caratteristiche di novità, utilità, sostenibilità economica e diffusione.
Nell'ambito della terza missione si ritiene che sia centrale eliminare le strozzature che rallentano il trasferimento della conoscenza alla società. Per fare questo grande attenzione deve essere dedicata alla definizione di chiavi interpretative dei bisogni della società, guardando anche alla sostenibilità (anche sotto i profili economici e finanziari) delle attività di terza missione. Ciò significa adottare modelli imprenditoriali di gestione della conoscenza, ciascuno dei quali deve possedere le capacità di:
a) leggere ed interpretare i bisogni della società;
b) fornire soluzioni ai bisogni sotto forma di prodotti e servizi, culturali e tecnologici, utili alla società;
c) produrre valore (non solo economico) attraverso un uso efficiente delle risorse materiali ed immateriali disponibili.
Le appena cennate sfide non sono nuove ma oggi le stesse diventano più importanti ed urgenti. La novità sta invece nella dimensione strutturale e sistemica del fenomeno, nella capacità di concentrarsi sulla capacità di incrementare la produttività della conoscenza, nell'intestarsi pienamente un ruolo di "agenzia culturale del territorio".
Le attività di terza missione svolte dal 1 gennaio 2011 al 31 dicembre 2013 saranno descritte nelle seguenti sezioni, a livello di Ateneo nel suo complesso e nelle articolazioni dipartimentali, seguendo lo schema proposto nel manuale per la valutazione che, nello specifico, si articola in due parti:
a) la prima - destinata alle azioni di valorizzazione della ricerca: gestione della proprietà intellettuale; imprenditorialità accademica; attività di conto terzi; collaborazioni con intermediari territoriali;
b) la seconda - destinata alla produzione di beni pubblici di natura sociale, educativa e culturale: produzione e gestione di beni culturali; sperimentazione clinica, infrastrutture di ricerca e formazione biomedica; formazione continua; public engagement.