Workshop G - Razzismo e sessismo: casi teorici ed empirici nel Mediterraneo
CONVEGNO Sguardi di genere e sapere sociologico
Agrigento 29-30 maggio 2014
Workshop G ‒ Razzismo e sessismo: casi teorici ed empirici nel Mediterraneo
Coordinatori: Marco Antonio Pirrone, Michele Mannoia, Antonella Elisa Castronovo
CALL FOR ABSTRACT
Il workshop intende soffermarsi sulle relazioni tra il sessismo, il razzismo e il capitalismo. Centrale sarà la riflessione su queste due dimensioni: il nesso tra classe sociale e genere e la condizione femminile all’interno delle comunità rom. Rispetto alla prima dimensione i papers dovranno contribuire ad individuare quali modalità di sovrapposizione tra classe e genere possono essere riscontrate nelle società globali predominate dal neoliberismo, analizzando le forme di discriminazione delle donne sul mercato del lavoro, l’accesso ai diritti e la tutela giuridica anche nella condizione migrante. In particolare, questa sezione del workshop sollecita contributi utili all’analisi delle diverse forme di discriminazione sperimentata dalle donne di queste comunità. Il fine ultimo è quello di mettere in evidenza sia i rischi derivanti da questa condizione di subordinazione, sia le ricadute che i condizionamenti culturali e la struttura della famiglia rom possono produrre in termini di accettazione sociale della violenza domestica quale risultato inevitabile e naturale della dinamica e della struttura familiare.
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Racism and sexism: theoretical and empirical cases in the Mediterranean
The workshop aims to focus on the relationship between sexism, racism and capitalism. Starting point will be the reflection on these two dimensions: the link between social class and gender and the status of women within the Roma community. In order to take into account the first dimension, the papers will help to identify which mode of overlap between class and gender can be found in the global society predominated by neoliberalism, analyzing the forms of discrimination against women in the labor market, access to rights and legal protection also in the migrant condition. In order to take into account the second dimension the papers will help to analyze the different forms of discrimination experienced by women in Roma community. Further aim is to highlight the risks arising from this condition of subordination and the effects of the cultural conditioning on social acceptance of domestic violence.
PARTECIPANTI:
Erika Bernacchi, Ph.D ‒ University College of Dublin
Martina Lo Cascio, Ph.D candidate, Università di Palermo
Monica Martinelli, Ph.D ‒ Università Cattolica di Milano
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PARTECIPANTE: Erika Bernacchi, PhD ‒ University College of Dublin
TITOLO: Intersections between racism and sexism in intercultural feminist practices in Italy
KEYWORDS: racism, sexism, feminist practices
ABSTRACT
Feminist postcolonial scholarship criticised the notion of ‘global sisterhood’ – elaborated during the so-called ‘second wave’ of feminism – on the basis of the idea that such concept was premised only on the experience of white, western, middle class women within the framework of capitalist societies. This scholarship also argued that the notion of racial discrimination had been largely disregarded by dominant western feminism discourse as well as the role of white women in its perpetuation. Notwithstanding this critique, some feminist postcolonial scholars (Mohanty, Brah, Yuval Davis, Ahmed) argued for the importance of building an alternative project of common engagement among women positioned differently and unequally - mainly on the grounds of ‘race’ and class - that would equally fight against racism and sexism. In a number of cases such a project was also described as based on a critique of the capitalist system as being founded on an international division of labour placing women in very unequal positions (Mohanty, bell hooks, Ahmed).
Based on this scholarship, my research interrogates feminist intercultural practices within six selected women’s intercultural associations in Italy that bring together Italian-born and migrant women. In particular, it analyses how these associations manage to combine the promotion of women’s rights with anti-racism and interculturalism, thus working at a common project among women who are different on the basis of ‘race’, class, civil status/citizenship and age.
The study explores a number of specific challenges and obstacles to the realisation of such common project. In particular, it explores the potential role that racialised politics plays in the framework of intercultural feminist practices by investigating how notions of identity, ‘race’, inequality and cultural difference are addressed, taking into account also the approach of critical studies on whiteness (Frankenberg, McIntosh, Knowles). The research reveals that contesting rigid categorisations of women, and recognising the hybrid nature of cultures, may address aspects of racism but may also serve to conceal power differentials. The research further analyses how power relationships between Italian-born and migrant women as well as the organisational practices adopted by the associations affect the possibility of achieving forms of solidarity.
The methodology used includes in-depth interviews with women members of the association and documentary analysis of the documents produced by the associations.
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PARTECIPANTE: Martina Lo Cascio, Ph.D candidate, Università di Palermo
TITOLO: Il “privilegio” di essere donna in Tunisia. L'uso dei diritti civili nell'interpretazione del mutamento sociale nei paesi arabi
PAROLE CHIAVE: etnocentrismo, cittadinanza interrotta, linea del colore della classe e del genere
ABSTRACT
L'obiettivo di questo contributo è analizzare simultaneamente la crescente attenzione con cui l’informazione italiana e francese guarda al processo di emancipazione della donna nei paesi delle cosiddette primavere arabe e la condizione delle donne migranti che approdano in paesi Europei.
Mantenendo questo doppio sguardo, sia sulla crescente enfasi posta sui diritti civili come elemento dirimente nel formulare riflessioni riguardanti contesti economico sociali e culturali diversi da quello italiano o occidentale, sia sulla condizione delle donne migranti, emergono elementi interessanti che permettono un'analisi critica del concetto di cittadinanza. La cittadinanza appare interrotta (Ferrari, R. 2013) dalle traiettorie migratorie che scompaginano confini patriarcali e mettono in luce con la loro esperienza viva i limiti e i paradossi di una cittadinanza occidentale dei diritti e dell'uguaglianza.
Nella prima parte di questo contributo si analizza la contraddizione di una natura escludente che sembra apparire insita nel concetto stesso di cittadinanza, e la connotazione positiva e assoluta, costruita da media, opinione pubblica e retoriche politiche, dello stesso concetto quando lo si proietta come meta necessaria di contesti economico e sociali altri. Questo il leitmotiv dell'interpretazione delle primavere arabe e in particolare della “rivoluzione dei gelsomini” che già nel nome assunto esplicita un'attribuzione esterna ai contesti in cui si sviluppa (Massarelli, F. 2012).
Nella seconda parte si analizzano le vicende che hanno trasformato la Tunisia, dal dicembre 2010, e l'imperante interpretazione funzionale alle potenze occidentali, che con lente simile hanno letto i cambiamenti di tutto il Maghreb e il Mashrek. Alcuni esempi sono: il ridurre le rivolte a movimenti giovanili da social network minimizzando le istanze economiche e sociali o l'interpretazione delle elezioni dell'assemblea tunisina costituente come un referendum pro o contro l'Islam moderato di Ennahda ben visto da Catherine Ashton e Hilary Clinton. Questo excursus sviluppato nella seconda parte sarà utile ad evidenziare l'interdipendenza del livello economico, sociale, politico e culturale o dell'intrecciarsi della linea del colore, del genere e della classe (Mezzadra, S.- Ricciardi, M. 2013).
L'attenzione sarà focalizzata in una terza parte sulla vicenda di Amina Sboui, nota come Amina Tyler, blogger tunisina che nel marzo 2013 diffuse una propria foto a seno nudo, lanciando lo slogan “il corpo appartiene alla donna”. Analizzando l'interpretazione di alcuni dei principali mezzi di informazione italiana sulla vicenda di Amina si cercherà di far emergere ancora una volta il nesso tra l’essenzializzazione della questione di genere e un etnocentrismo politico ed economico che alimenta e utilizza queste tendenze (vedi i concetti già in uso di pinkwashing o leveraged pedagogy), (Kulpa, R. 2012- Chasin, A. 2000.
Bibliografia
Mezzadra S.- Ricciardi M. (2013) (a cura di), Movimenti indisciplinati. Migrazioni, migranti e discipline scientifiche. Ombre Corte. Verona.
Massarelli F. (2012), La collera della casbah. Voci di rivoluzioni a Tunisi. Agenzia X. Milano.
Rinaldi C. (2012). Alterazioni. Introduzione alle sociologie delle omosessualità. Mimesis Milano.
Chasin A. (2000), Selling out. The gay and lesbian movement goes to market. Palgrave Macmillan. Basingstoke.
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PARTECIPANTE: Monica Martinelli, Ph.D ‒ Università Cattolica di Milano
TITOLO: Lo straniero: emblema dell’essere umano
ABSTRACT
Le migrazioni umane costituiscono una particolare lente di ingrandimento capace di mettere a fuoco le sfide insite nei processi che configurano e riconfigurano continuamente le identità (e individualità) dei soggetti. All’interno di tali processi si nasconde spesso un equivoco che le migrazioni evidenziano in modo esemplare: l’apparente impermeabilità delle diversità identitarie fa apparire l’affermazione della propria identità in opposizione all’altra e la legge dell’assimilare o dell’essere assimilati, all’interno delle relazioni umane e delle diverse sintesi sociali, come uniche vie possibili.
A tale modo di vedere sottostà il fraintendimento di una comprensione rigida e immutabile dell’identità - ossia dell’individualità e della sua unitarietà -, mentre in realtà l’identità personale e socio-culturale non solo è in divenire, bensì si configura all’interno di una relazione dinamica di poli inconciliabili eppure non contraddittori – come, per esempio, identità e alterità, individuale e dimensione relazionale.
A partire dalla rivisitazione dell’acuta analisi di un autore classico della disciplina sociologica, Georg Simmel, e soprattutto dalla sua interpretazione della figura dello ‘straniero’ come emblematica della relazionalità umana e sociale tout court, si ipotizza che la prossimità non solo virtuale ma effettiva tra persone di lingue, culture e religioni diverse (che il fenomeno della mobilità umana porta con sé), da un lato manifesti una criticità più ampia all’interno delle società avanzate, poiché essa evidenzia più profondamente come la crisi identitaria sia segno della crisi relazionale, dall’altro indichi come la dimensione dialogica costituisca il nucleo stesso del sociale.
Colui che si trova sul confine, che sperimenta più radicalmente l’essere con-finato pur se attraversa confini fluidi, mentre apre questioni che interpellano la convivenza sociale a vari livelli e le democrazie avanzate nella loro custodia dei diritti umani, costituisce al contempo una ‘forma sociologica’ peculiare, direbbe ancora Simmel, capace di manifestare qualcosa dell’essere umano nel suo essere costitutivamente in relazione con altro da sé.