Steri – Palazzo Chiaromonte | Info
La realizzazione del palazzo fu avviata da Giovanni Chiaromonte nella prima metà del XIV secolo e fu dimora di Manfredi I, conte dell’immenso e potente feudo di Modica. Il luogo dell’edificazione, nel quartiere della Kalsa, era stato prescelto per la vicinanza al mare e la qualità del suolo edificabile: un costone roccioso limitrofo al porto, dinanzi all’ansa coperta da acquitrini nella zona su cui oggi sorge piazza Marina. La nobile famiglia raggiunse l’apogeo del potere con Manfredi III, ammiraglio, vicario e duca di Gerba, che tra gli anni Settanta e Ottanta del XIV secolo commissionò lo straordinario soffitto ligneo della Sala Magna, un vero trattato di storia medievale restaurato e restituito nella sua meraviglia, a fine 2019, poco prima dello scoppiare della pandemia. Ma i Chiaromonte non durarono a lungo: dopo l’arrivo in Sicilia del re Martino il Giovane, del padre Martino il Vecchio e della regina Maria, la famiglia è spodestata e nel 1392 Andrea Chiaromonte verrà accusato di tradimento e decapitato. E’ la fine della dinastia, Enrico Chiaromonte lascerà per sempre la Sicilia nel 1397.
La residenza era stata concepita come un imponente cubo a tre elevazioni (l’ultima delle quali rimasta incompiuta) con una corte centrale quadrata circondata da un loggiato a due livelli. Dopo la confisca dei beni ai Chiaromonte, il palazzo divenne sede vicereale tra il 1468 e il 1517, per venire poi assegnato a nuove funzioni istituzionali. Nei secoli successivi, tra 1601 e il 1782 fu sede dell’Inquisizione spagnola, periodo in cui vennero costruite le carceri e le celle delle torture al piano inferiore – le stesse, documento straordinario del periodo, vero urlo di dolore che oggi fa parte del sistema di visite dello Steri -; poi sede della Dogana, dei Tribunali del Regno, fino ad essere acquisito nel 1967 dall’Università di Palermo che ne affida nel 1972 il restauro ad un’equipe di architetti [Roberto Calandra, Camillo Filangeri, Nino Vicari] con la consulenza fino al 1978 (anno della sua morte) di Carlo Scarpa. Che riuscì a firmare un recupero moderno, conservativo, che prevedeva solo materiali compatibili con l’epoca storica e soluzioni geniali per sanare danni da interventi precedenti. E’ lo Steri che appare oggi.