Rapporto 2017 AlmaLaurea sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati Università di Palermo
I laureati nel 2016 dell'Università di Palermo coinvolti nel XIX Rapporto sul Profilo dei laureati sono 7.605. Si tratta di 3.952 di primo livello, 2.012 magistrali biennali e 1.470 a ciclo unico; i restanti sono laureati pre-riforma o del corso non riformato in Scienze della Formazione primaria. L’1% dei laureati proviene da fuori regione (senza differenze particolari tra i triennali e i magistrali biennali). La quota di laureati di cittadinanza estera è complessivamente pari allo 0,6%: lo 0,2% tra i triennali e l’1,6% tra i magistrali biennali. È in possesso di un diploma di tipo liceale (classico, scientifico e linguistico) il 71% dei laureati: è il 69% per il primo livello e il 67% per i magistrali biennali. Possiede un diploma tecnico il 15% dei laureati: è il 16% per il primo livello e il 17% per i magistrali biennali. Residuale la quota dei laureati con diploma professionale.
Sono alcuni dati diffusi dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea che ha presentato il XIX Rapporto sul Profilo e sulla Condizione occupazionale al Convegno “Università e skill nella seconda fase della globalizzazione”, presso l’Università di Parma.
“L’analisi dei dati del Rapporto Almalaurea - commenta il Rettore dell’Università di Palermo, prof. Fabrizio Micari - sottolinea la necessità di perseguire nuove politiche di crescita e di sviluppo economico per il nostro territorio, mirate alla creazione di lavoro qualificato, un impegno a cui UniPa contribuisce con tutte le sue competenze e professionalità. Rispetto allo scorso anno possiamo registrare con favore una lieve crescita (dal 72 al 75%) dell’occupazione per i laureati a 5 anni dal conseguimento del titolo. Sul fronte della formazione - continua Micari - trovo molto significativo il dato riguardante l’alto numero dei nostri laureati (85%) che si dichiara pienamente soddisfatto della personale esperienza universitaria. Considero motivo di orgoglio anche la percentuale (83%) di soddisfatti del rapporto col corpo docente e la percentuale dei laureati (74%) che ritengono adeguato il proprio carico di studi. Questi dati - conclude il Rettore - confermano la solida base didattica su cui è fondato il nostro Ateneo e l’attenzione che i nostri docenti dedicano alla qualità della preparazione di ogni singolo studente”.
Dalla ricerca emerge anche che l’età media alla laurea è 26,7 anni per il complesso dei laureati, nello specifico 25,3 anni per i laureati di primo livello e 28,2 anni per i magistrali biennali. Un dato su cui incide il ritardo nell’iscrizione al percorso universitario: non tutti i diplomati, infatti, si immatricolano subito dopo aver ottenuto il titolo di scuola secondaria superiore. Il 41% dei laureati terminano l’università in corso: in particolare sono il 33% tra i triennali e il 63% tra i magistrali biennali. Il voto medio di laurea è 105,3 su 110: 101,9 per i laureati di primo livello e 110,3 per i magistrali biennali. Si ricorda che per il calcolo delle medie il voto di 110 e lode è stato posto uguale a 113.
Inoltre, il 60% dei laureati ha svolto tirocini riconosciuti dal proprio corso di studi: sono il 69% tra i laureati di primo livello e il 51% tra i magistrali biennali (valore che cresce al 73% considerando anche coloro che l’hanno svolta solo nel triennio). Ha compiuto un’esperienza di studio all’estero riconosciuta dal corso di laurea (Erasmus in primo luogo) l’11% dei laureati: il 6% per i triennali e il 10% per magistrali biennali (quota che sale al 12% considerando anche coloro che le hanno compiute solo nel triennio).
Il 47% dei laureati ha svolto un’attività lavorativa durante gli studi universitari: è il 47% tra i laureati di primo livello e il 52% tra i magistrali biennali.
Per analizzare la soddisfazione per l’esperienza universitaria appena conclusa si è scelto di prendere in considerazione l’opinione espressa dal complesso dei laureati in merito ad alcuni
aspetti. L’83% dei laureati è soddisfatto del rapporto con il corpo docente e il 74% ritiene il carico di studio adeguato alla durata del corso. In merito alle infrastrutture messe a disposizione dall’Ateneo, 51 laureati su cento considerano le aule adeguate; più in generale, 85 laureati su cento si dichiarano soddisfatti dell’esperienza universitaria nel suo complesso.
E quanti si iscriverebbero di nuovo allo stesso corso presso lo stesso Ateneo? Il 58% dei laureati sceglierebbe nuovamente lo stesso corso e lo stesso Ateneo, mentre il 7% si riscriverebbe allo stesso Ateneo, ma cambiando corso.
L’Indagine sulla Condizione occupazionale ha riguardato complessivamente 13.904 laureati dell'Università di Palermo. I dati si concentrano sull’analisi delle performance dei laureati triennali e magistrali biennali usciti nel 2015 e contattati a un anno dal titolo e su quelle dei laureati magistrali biennali usciti nel 2011 e coinvolti dopo cinque anni.
Data la natura dei laureati magistrali a ciclo unico, caratterizzati da un’elevata prosecuzione degli studi con formazione propedeutica all’avvio delle carriere libero professionali (ad esempio praticantati, specializzazioni, tirocini), per esigenze di sintesi non si riporta in questa sede l’analisi delle loro performance occupazionali.
L’Indagine ha coinvolto 4.291 laureati triennali del 2015 contattati a un anno dal titolo (nel 2016). Dal momento che una quota consistente di laureati di primo livello, complessivamente il 59%, prosegue il percorso formativo con la magistrale, vengono di seguito fotografate le performance occupazionali di coloro che dopo la conquista del titolo hanno scelto di non proseguire gli studi e di immettersi direttamente nel mercato del lavoro. Isolando quindi i laureati triennali dell'Università di Palermo che non si sono mai iscritti a un corso di laurea magistrale (40%), è possibile indagare le loro performance occupazionali a un anno dal titolo.
Il tasso di occupazione (si considerano occupati, seguendo la definizione adottata dall’Istat, anche quanti sono in formazione retribuita) è del 47%, mentre quello di disoccupazione (calcolato sulle forze di lavoro, cioè su coloro che sono già inseriti o intenzionati a inserirsi nel
mercato del lavoro) è pari al 39%. Il 31% degli occupati può contare su un lavoro alle dipendenze a tempo indeterminato (compreso quello a tutele crescenti), mentre il 16% svolge un’attività autonoma effettiva (liberi professionisti, lavoratori in proprio, imprenditori, ecc.). La retribuzione è in media di 968 euro mensili netti.
Ma quanti fanno quello per cui hanno studiato (richiesta della laurea per l’esercizio del lavoro
svolto e utilizzo nel lavoro delle competenze apprese all’università)? Sono 49 laureati su cento, i quali considerano il titolo molto efficace o efficace per il lavoro che svolgono.
I laureati magistrali biennali del 2015 contattati dopo un anno dal titolo sono 1.974, quelli del 2011 coinvolti a cinque anni sono 1.755.
A un anno il 54% dei laureati magistrali biennali del 2015 è occupato (sono compresi anche coloro che sono in formazione retribuita). Il tasso di disoccupazione, calcolato sulle forze di lavoro, è pari al 35%. 35 occupati su cento possono contare su un contratto a tempo indeterminato (compreso quello a tutele crescenti), mentre l’8% svolge un’attività autonoma. La retribuzione è di 1.003 euro mensili netti; il 50% ritiene la laurea conseguita molto efficace o efficace per il lavoro che sta svolgendo.
A cinque anni il 75% dei laureati magistrali biennali del 2011 è occupato. Il tasso di disoccupazione è pari al 16%. Gli occupati assunti con contratto a tempo indeterminato (compreso quello a tutele crescenti) sono il 46%, mentre svolge un lavoro autonomo il 18%. Le retribuzioni arrivano a 1.223 euro mensili netti; 59 laureati su cento ritengono la laurea conseguita molto efficace o efficace per il lavoro che stanno svolgendo.
Ma dove vanno a lavorare? Il 67% dei laureati è inserito nel settore privato, il 27% nel pubblico. La restante quota lavora nel non-profit (5%). L’ambito dei servizi assorbe l’82%, mentre l’industria accoglie il 15% degli occupati. Marginale la quota di chi lavora nel settore
dell’agricoltura.