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Per chi non sa nulla dell’accesso aperto e vuole capire cos’è

26-giu-2014

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Che cosa significa “open access”?


Come funziona il processo di produzione scientifica di un autore accademico?


Perché è importante il movimento open access?

 

Ma le motivazioni dell’open access sono soltanto economiche?


A chi interessa l’open access?

 

Qual è il modo più semplice per “fare” open access?

 

Esiste in Italia una legge sull’open access?

 

Cosa sono le “politiche di obbligo a depositare” (mandatory policies)?

 

Quali sono le università e gli enti di ricerca che in Italia hanno già varato policies sull’open access?

 

Che cos’è Horizon 2020 e cosa c’entra con l’open access?

 

Qual è la posizione del MIUR nei confronti dell’open access?

 

Che ruolo ha la CRUI nei confronti dell’open access?

 

 

Che cosa significa “open access”?

 

Open Access (OA) significa accesso libero, immediato e gratuito sul web ai dati e ai risultati della ricerca scientifica finanziata con fondi pubblici, con l'esclusione di dati sensibili o soggetti a brevetto. E’ un modello ad alto potenziale di disseminazione e di impatto, alternativo o complementare a quello dell’attuale mercato editoriale, e riguarda la letteratura scientifica e didattica, quella per cui l’autore non riceve royalties, ma solo il riconoscimento della comunità internazionale

 

Come funziona il processo di produzione scientifica di un autore accademico?

 

Il ricercatore scrive un articolo scientifico, risultato della ricerca per cui è stipendiato dall’Ateneo e lo invia gratuitamente (submitted) ad una rivista (il ricercatore è già pagato non cerca un ritorno economico dai suoi scritti ma vuole solo diffonderli puntando a due obiettivi principali: il progresso della scienza e la possibilità di avere avanzamenti di carriera). L’editore sottopone il paper al vaglio di altri ricercatori per la revisione gratuita di qualità (peer-review). Se passa il referaggio l’articolo viene pubblicato su una rivista, ma per leggere l’articolo occorre abbonarsi a pagamento alla rivista.

 

Perché è importante il movimento open access?

 

Scopo dell’open access è permettere al mondo accademico di riguadagnare il possesso della comunicazione scientifica offrendo libero accesso ai risultati della ricerca; sostenendo il movimento OA le istituzioni di ricerca saranno in grado di riprendere il controllo sulla disseminazione dei risultati della ricerca scientifica di produzione interna e di garantire la più ampia diffusione e la libera fruizione delle risorse scientifiche prodotte da ricercatori, studiosi e scienziati.

L’open access intende riparare le disfunzionalità della comunicazione scientifica attuale, dominata da un insostenibile paradosso che costringe ogni Ateneo a pagare ben 4 volte la propria ricerca!

  1. paga per stipendiare il ricercatore
  2. paga per finanziare la ricerca. Il ricercatore pubblica su una rivista l’articolo esito di una ricerca finanziata dall’Ateneo
  3. l’Ateneo, se vuole che i suoi ricercatori leggano l’articolo pubblicato (risultato di una ricerca già pagata con i suoi fondi), paga gli abbonamenti alle riviste! (diritti di accesso)
  4. e il ricercatore, se vuole riusare l’articolo a lezione o in una dispensa, deve pagare i diritti di fotocopia e di riuso all’editore! (diritti di uso)

 

Ma le motivazioni dell’open access sono soltanto economiche?

 

No, perchè i principi fondamentali da cui prende vita il movimento dell’open access sono principalmente di tipo filosofico e politico. Una scienza chiusa, che non trae linfa vitale dal confronto libero e dalla “conversazione” a più voci, non progredisce e non apporta contributo. Altro cardine del movimento open access è che i risultati delle ricerche finanziate con fondi pubblici devono essere pubblicamente disponibili: ciò rende trasparente l’amministrazione pubblica perché il cittadino può controllare come vengono spesi i suoi soldi.

 

A chi interessa l’open access?

 

Agli autori scientifici: per aumentare la visibilità delle proprie ricerche con conseguente vantaggio in termini di citazioni e downloads.

Ai ricercatori: per avere accesso immediato ai risultati della ricerca.

Alle università e agli enti di ricerca: per incrementare la competitività grazie alla maggiore visibilità dei propri ricercatori.

Alle biblioteche: come risposta alla crisi dell’aumento vertiginoso dei prezzi degli abbonamenti alle riviste

Ai bibliotecari universitari: per promuovere presso la classe docente consapevolezza rispetto ai loro diritti di autori scientifici

Agli editori: per raggiungere maggiore impatto, visibilità, usabilità, e di conseguenza maggiori indici di citazione

Ai finanziatori: per trarre maggiore ritorno sugli investimenti garantiti dalla massima disseminazione dei risultati della ricerca

Alla comunità scientifica: perché la libera circolazione delle idee e dei risultati della ricerca riduce il cultural divide

 

Qual è il modo più semplice per “fare” open access?

 

Ci sono due modi per “fare” open access:

  • pubblicare su riviste ad accesso libero che garantiscono la peer review (la via d’oro / gold road)
  • depositare il pre-print o il post print del proprio articolo sull’archivio istituzionale o su un archivio disciplinare, nel rispetto delle politiche degli editori (la via verde / green road)

 

Esiste in Italia una legge sull’open access?

 

La legge esiste ed è recentissima: l’open access adesso è legge dello Stato varata dal Parlamento italiano. Dopo il Decreto Legge dell'8 agosto 2013, è stata approvata definitivamente dalla Camera il 3 ottobre 2013 e convertita con modificazioni dalla Legge 7 ottobre 2013, n. 112. Nella sua formulazione definitiva la legge ha modificato in peggio l’impianto originario, discostandosi dalle Raccomandazioni europee del 2012, in particolare per quanto riguarda il periodo di embargo degli articoli: il testo convertito in legge allunga notevolmente l’embargo per il deposito ad accesso aperto a 18 e 24 mesi, rispetto ai 6 mesi inizialmente previsti dal decreto legislativo. Questa norma è sicuramente un punto di partenza ma non certamente di arrivo per l'OA in Italia: un primo passo al quale ne devono seguire altri sia a livello legislativo sia, per quel che più conta, a livello di norme di attuazione.

 

Cosa sono le “politiche di obbligo a depositare” (mandatory policies)?

 

Le politiche di obbligo a depositare discendono dal principio cardine dell’open access che le ricerche finanziate con fondi pubblici devono essere pubblicamente disponibili.

Oltre 300 enti di ricerca nel mondo (agg. ottobre 2013) hanno adottato “mandatory policies” che richiedono il deposito obbligatorio in un archivio Open Access dei risultati delle ricerche finanziate con fondi pubblici. Elenco di enti finanziatori che adottano le politiche di obbligo a depositare: ROARMAP e SHERPA-JULIET

 

Quali sono le università e gli enti di ricerca che in Italia hanno già varato policies sull’open access?

 

In questa pagina del Wiki sull’open access è possibile consultare la lista aggiornata dei regolamenti e policies sull’open access varati in Italia

 

Che cos’è Horizon 2020 e cosa c’entra con l’open access?

 

Horizon 2020 è il programma di finanziamento della ricerca e innovazione della Commissione europea per il periodo 2014-2020. Sono previsti 80 miliardi di euro entro il 2020, e fin dal biennio 2014-2015 saranno distribuiti a università, enti di ricerca e industrie dei Paesi membri ben 15 miliardi. Lo sfondo di Horizon 2020 è l'Open access: la pubblicazione ad accesso aperto sarà obbligatoria per tutte le pubblicazioni scientifiche prodotte grazie ai finanziamenti di questo progetto.

 

Qual è la posizione del MIUR nei confronti dell’open access?

 

La posizione favorevole del MIUR nei confronti dell’open access ha visto un ulteriore passo avanti per l’affermazione dell’accesso aperto per le pubblicazioni scientifiche finanziate con fondi pubblici nell'ultimo bando SIR (Scientific Independence for Young Researchers), ex FIRB. L'articolo 9 prevede espressamente che “ciascun PI deve garantire l’accesso aperto (accesso gratuito on-line per qualsiasi utente) a tutte le pubblicazioni scientifiche ‘peer-reviewed’ relative ai risultati ottenuti nell’ambito del progetto”. Il finanziamento totale stanziato è di circa 47 milioni di euro, ripartiti nelle tre classi disciplinari: scienze della vita (40%), scienze fisiche e ingegneria (40%) e scienze umanistiche e sociali (20%).

 

Che ruolo ha la CRUI nei confronti dell’open access?

 

La CRUI sostiene con forza e da anni il movimento open access. Dal 2007 ad oggi il Gruppo di lavoro sull’open access, che opera in seno alla CRUI, ha prodotto un gran numero di standard e raccomandazioni per uniformare le procedure a livello nazionale. Lista dei documenti CRUI – Gruppo di lavoro open access. Inoltre, nel marzo 2013 , la CRUI e gli Enti Pubblici di Ricerca (EPR - CNR, ENEA, INFN, INGV, ISS) hanno sottoscritto un "Position statement sull'accesso aperto ai risultati della ricerca scientifica in Italia"