PROGETTO ALUMNI/Lectio Magistralis di Vito Riggio, Presidente ENAC
Sono laureati dell’Ateneo che si sono affermati nel mondo dell’economia, della finanza, della tecnologia, dell’ambiente, delle scienze umane. Sono i protagonisti del progetto “Alumni” dell’Università di Palermo, che porteranno agli attuali studenti le loro esperienze, le loro competenze, ma anche l’invito ad avere fiducia nelle proprie capacità e nel futuro. Il progetto, il cui responsabile scientifico è il professore Salvo Tomaselli, prosegue lunedì 5 maggio alle 17 in sala Magna allo Steri, con un altro ospite d’eccezione: Vito Riggio, presidente ENAC.
Politica dei trasporti e sviluppo dei territori sono due idee fortemente legate fra di loro, perché si implicano e rafforzano a vicenda. Non c’è sviluppo economico senza un’adeguata politica dei trasporti, senza cioè un’accurata pianificazione delle reti che consentono la circolazione di persone e di merci. Ma è vero anche il contrario: tutta la filiera dei trasporti risente direttamente dell’andamento del PIL. Le conseguenze di una contrazione del prodotto interno lordo si ripercuotono immediatamente sul settore dei trasporti, dove la contrazione della domanda significa calo del numero dei passeggeri e dei volumi di merci trasportati. Data la peculiarità geografica dell’Italia è ancora cruciale per il futuro dei nostri territori affrontare la questione dello sviluppo regionale, che non è una variante minore dello sviluppo nazionale, ma uno dei nodi da affrontare per non continuare a rimandare l’appuntamento con l’Europa. Prendendo in esame il settore aeroportuale la dimensione regionale resta molto importante, anche perché l’Italia non ha un vero e proprio hub sul quale si concentra il traffico e a partire dal quale viene poi smistato su nuove tratte. Il modello aeroportuale italiano è strutturato secondo una logica punto a punto, per cui su molti singoli aeroporti, quelli regionali appunto, gravita gran parte del traffico. Proprio per questo è urgente pensare reti logistiche capaci di fare sistema e sviluppare gli aeroporti secondo un’ottica di specializzazione. In Italia la maggior parte degli aeroporti non è connessa con il proprio bacino di utenza. Solo sei aeroporti sono collegati con la ferrovia. Nessuno con l’alta velocità. Nella maggior parte degli scali i passeggeri arrivano in macchina e ci mettono più di un’ora e mezza. E sono aeroporti generalisti molto esposti alle contrazioni del mercato e con poca elasticità per assecondare o favorire la crescita.