Gli uomini e gli elefanti preistorici benvenuti sulla macchina del tempo
Elefanti e leoni? Adesso abitano le giungle e le savane, ma tra cinquecentomila e centoventimila anni fa popolavano la Sicilia, insieme con orsi, iene, buoi, bisonti, lupi, ippopotami e cervi. Per crederci basta varcare la soglia del Museo geologico Gemmellaro e salire sulla macchina del tempo. Qui gli esemplari e le ricostruzioni degli elefanti preistorici sono soltanto una tappa di un magnifico viaggio lungo 250 milioni di anni e raccontato da 600 mila reperti suddivisi in collezioni paleontologiche, mineralogiche e stratigrafiche.
Il museo nacque nel 1861, a opera di Gaetano Giorgio Gemmellaro, primo professore di Geologia e Mineralogia dell’Università di Palermo. Fu lui che in breve tempo lo trasformò in una delle istituzioni scientifiche più importanti d’Europa, raccogliendo fossili e rocce da molti Paesi. La visita, oggi, inizia con un’esposizione paleontologica dai più antichi fossili siciliani dell’era paleozoica (270 milioni di anni fa) fino ai più recenti fossili dell’era quaternaria. Nelle tre sale al piano superiore, gli elefanti di Sicilia, la collezione di cristalli di zolfo che risalgono a sei milioni di anni fa, e la sala dedicata all’uomo con il prezioso scheletro di Thea, la donna del Paleolitico dal cui teschio è stato ricostruito il volto.
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