Le politiche Open Access
In questi anni numerosi progetti a livello internazionale hanno contribuito a diffondere la cultura dell’Open Access tra le biblioteche, il mondo della ricerca e gli utenti finali, costringendo gli stessi editori a rivedere parte delle proprie politiche. Per quanto riguarda le biblioteche, la cui mission costitutiva e imprescindibile è ovviamente quella di mediazione della conoscenza e di ruolo attivo nella rapida e libera fruizione del sapere, la prima dichiarazione di sostegno al movimento open access è l’IFLA Statement on open access to scholarly literature and research documentation, diffuso nel 2003 dall’IFLA (International Federation of Library Associations and institutions) e ripreso nel 2011 da analogo documento: in quest’ultimo, IFLA Statement on open access – clarifying IFLA’s position and strategy (IFLA Statement on open access – clarifying IFLA’s position and strategy), si legge che “Open access is a central pillar of IFLA’s Strategic Plan 2010-2015 in which a whole-of-organisation approach is taken to integrating the issue into IFLA’s current and proposed activities”. Come si evince dalle due dichiarazioni, il ruolo delle biblioteche nella promozione e nel sostegno dell’open access è ideologico e tecnico. Nello Statement del 2011 questa peculiarità è ben espressa:
“IFLA acknowledges that there are a number of worthwhile objectives, besides open access, concerning the development of the system of scientific and scholarly communication, such as
- implementing a rigorous system for the control of scientific quality;
- providing long-term preservation of research information;
- safeguarding freedom from censorship;
- offering efficient and user-friendly services;
- fostering activities that support "information literacy";
- expanding bandwidth and other essential infrastructure that underlies robust access to information.”
Il contributo che le biblioteche forniscono all’open access si esprime fondamentalmente nell’aggiornamento e la promozione delle relative attività tra gli operatori, i ricercatori e gli utenti in genere e l’implementazione di archivi aperti secondo gli standard OAI con il necessario sostegno agli studiosi nell’attività di autoarchiviazione. Dall’esperienza professionale delle biblioteche sono nati importanti progetti su archivi istituzionali e disciplinari, nonché strumenti più ampi di quelli relativi a singoli atenei o istituti di ricerca: è il caso, ad esempio, di OAIster, motore di ricerca (implementato dall’Università del Michigan) strutturato su un catalogo collettivo per la ricerca unificata di svariati milioni di record che descrivono, conformemente al protocollo OAI-PMH, esclusivamente risorse digitali ad accesso aperto tratte da centinaia di archivi aperti internazionali. In Italia un progetto analogo è PLEIADI (Portale per la Letteratura scientifica Elettronica Italiana su Archivi aperti e Depositi Istituzionali), nato (nell’ambito del progetto AEPIC - Academic E-Publishing Infrastructures) dalla collaborazione fra due importanti consorzi interuniversitari italiani, CASPUR e CILEA, con l’obiettivo di realizzare una piattaforma nazionale per l'accesso centralizzato alla letteratura scientifica depositata negli archivi aperti italiani.
Altri progetti pionieri sono stati arXiv, archivio di preprint di ambito scientifico nato nel 1991, e DOAJ(Directory of open access journals), il motore di ricerca dedicato esclusivamente all’indicizzazione di riviste scientifiche ad accesso aperto di tutto il mondo. Tramite DOAB (Directory of open access books) è possibile consultare monografie peer-reviewed.
In ambito di politiche comunitarie spiccano le iniziative della Commissione europea e dell’EUA – European University Association, che rappresenta le conferenze dei Rettori di quarantasei paesi europei coordinandone strategie comuni, ed è quindi vista come la voce più rappresentativa dell’istruzione superiore europea. Nel 2008 il gruppo di lavoro sull’open access interno all’EUA ha approvato a Barcellona le proprie raccomandazioni in materia di open access, rivolte alle università (alle quali è richiesta l’attivazione degli archivi istituzionali, o la partecipazione ad archivi condivisi, in ogni caso gestiti secondo gli standard attivi, in cui far depositare dai ricercatori le proprie pubblicazioni scientifiche, eventualmente prevedendo un periodo di embargo per la consultazione), alle Conferenze dei Rettori (attive nella collaborazione con i governi e le agenzie nazionali di finanziamento per la ricerca, al fine di facilitare e garantire l’autoarchiviazione delle pubblicazioni di ricerca negli archivi istituzionali) e alla stessa EUA (nel contribuire attivamente e continuamente al dialogo sull’open access a livello europeo).
La Commissione europea è da anni attenta alle tematiche dell'accesso aperto alla conoscenza, nel cui ambito si è fatta promotore di azioni che da un lato ribadiscono la raccomandazione di rendere pubblicamente accessibili i prodotti della ricerca accademico-scientifica, dall’altro legano il finanziamento di progetti di ricerca al deposito degli articoli su archivi aperti. Azioni mirate in questa direzione sono:
- la clausola che nel 2008 l’Unione europea ha inserito nel Settimo Programma Quadro (2007-2013) e che prevede il deposito obbligatorio su archivio istituzionale o disciplinare delle pubblicazioni scaturite da lavori di ricerca finanziati da fondi europei negli ambiti di Energia, Ambiente, Salute, Tecnologie dell’informazione e della comunicazione, Infrastrutture di ricerca, Scienza e società, Scienze socio-economiche e umanistiche;
- la nascita nel 2010 di OpenAire (Open Access Infrastructure for Research in Europe) portale curato dall'ERC - European Research Council per il deposito, il monitoraggio e l'accesso aperto al testo completo degli articoli scientifici finanziati con fondi dell’Unione europea nel corso del Settimo Programma Quadro;
- l’ampliamento di quest’ultimo progetto con il lancio, a Pisa, di OpenAirePlus (2011-2013), che, nel medesimo ambito del Settimo Programma Quadro, contribuisce a far evolvere OpenAire da progetto a servizio vero e proprio, dedicando particolare attenzione ai metadati necessari a collegare le ricerche ai contenuti presenti in OpenAire;
- le linee guida sull'accesso aperto pubblicate dall’ERC nel 2012 (Open Access Guidelines for researchers funded by the ERC) in cui viene richiesto il deposito delle pubblicazioni in specifici archivi disciplinari (PubMed) per le scienze biomediche e ArXiv per le scienze fisiche e l’ingegneria, riservandosi di fornire in seguito più precise indicazioni per le scienze umane e sociali);
- il progetto MedOANet – Mediterranian Open Access Network (2012-2014) che ha contribuito ad identificare strategie, strutture e politiche comuni sull’accesso aperto in sei paesi del Mediterraneo (Francia, Grecia, Italia, Portogallo, Spagna, Turchia), mediante il coordinamento di azioni congiunte per la promozione dell’open access, la sua ampia affermazione e l’attuazione concreta di esperienze in università e centri di ricerca;
- l’avvio di Horizon 2020 nuovo programma quadro per la ricerca e l’innovazione (2014-2020) che estende a tutti gli ambiti disciplinari le finalità del progetto pilota del Settimo Programma Quadro (2007-2013);
- la Raccomandazione del 17 luglio 2012 sull’accesso all’informazione scientifica e alla sua conservazione (2012/417/UE) che sottolinea l’accesso aperto alle pubblicazioni scientifiche come principio generale di Horizon 2020 ed estende l'obbligo di deposito per tutte le pubblicazioni scientifiche risultanti dai progetti finanziati in tutti settori disciplinari;
- la Raccomandazione del 25 aprile 2018 della Commissione Europea sull'accesso all'informazione scientifica e alla sua conservazione che amplia i contenuti della precedente e garantisce agli autori la possibilità di autoarchiviare ad accesso aperto i set di dati che eventualmente corredano i prodotti della ricerca
- OpenAire2020 (gennaio 2015-maggio 2018), rifinanziamento di OpenAire con il fine di offrire il necessario supporto ad Horizon 2020 per l’implementazione della disseminazione ad accesso aperto.
Altre iniziative rilevanti sono state PEER (Publishing and the Ecology of European Journals)e EUDAT (European Data Infrastructure): PEER, conclusosi nel 2012, ha studiato le conseguenze a vasto raggio del deposito sistematico degli articoli peer-reviewed, ponendo l’accento sugli effetti dell’accesso aperto da parte dei lettori, sulla visibilità degli autori e sulla sostenibilità economica dei journals, tutti elementi che giocano in favore dell’ecologia della ricerca europea; EUDAT ha come obiettivo la creazione di una infrastruttura unica europea per la gestione di dati scientifici finalizzata a far muovere i paesi europei in direzione open access nello stesso modo e con analoghi tempi, al fine di evitare il rischio di un nuovo digital divide.
L’Italia partecipa attivamente ai suddetti progetti comunitari: la Legge n.112 del 7/10/2013 rappresenta un punto di partenza per l’Open Access, seppur non si allinei del tutto con le posizioni più decise che emergevano dal relativo Decretolegge n. 91 dell’8/08/2013.
All’interno di grandi progetti si situano le singole esperienze che sempre più coinvolgono, a diversi livelli, le istituzioni nazionali nella realizzazione di archivi, portali e infrastrutture. Lo strumento più importante di divulgazione e aggiornamento è rappresentato dal wiki Open access Italia che raccoglie le principali informazioni, i link e gli esempi di buone pratiche sull'accesso aperto nel mondo con particolare riguardo alla realtà italiana. AISA (Associazione Italiana Scienza Aperta) è un’associazione senza fini di lucro che intende incoraggiare i valori dell’accesso aperto alla conoscenza attraverso la promozione di attività finalizzate a creare consapevolezza sui vantaggi della condivisione del sapere.