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Ho sentito dire che ci sono riviste OA che non godono di buona reputazione. E’ vero?

27-nov-2017

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Questa affermazione deriva dal fenomeno dell’ “accesso aperto predatorio”. Esiste in rete un gruppo di editori di scarsa serietà che operano solo ai fini di lucro chiedendo denaro agli autori per pubblicare senza un minimo di revisione scientifica. Si tratta di falso open access, editoria a pagamento senza qualità. Fortunatamente, grazie ai suggerimenti che giungono da autori e bibliotecari di tutto il mondo, Jeffrey Beall, dal 2012 professore associato a Denver, e precedentemente bibliotecario accademico per 22 anni, ha creato e mantiene sempre aggiornata una  Lista degli editori predatori (versione 2013) che permette ai ricercatori di sapere con chi hanno a che fare e di evitare spiacevoli inconvenienti. 

La lista di Beall è divisa in due parti: la prima elenca gli editori falsi OA, ciascuno con un portfolio che varia da pochi a centinaia di titoli di periodici e/o collane, e la seconda elenca i titoli di periodici indipendenti di dubbia reputazione. Per recuperare, invece, la lista dei “buoni” basta consultare DOAJ – Directory of Open Access Journals.
Per saperne di più sugli editori predatori: Chi sorveglia gli editori predatori / Antonella De Robbio