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H-Index e altre metriche a livello di autore

10-nov-2017

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L'H-Index

L'H-Index nasce come metrica a livello dell'autore, e in particolare è stato concepito come indicatore di qualità individuale della produzione scientifica, che permette la valutazione del valore globale (produttività + impatto) della carriera di un singolo ricercatore. Elaborato nel 2005 da Jorge E. Hirsch della University of California di San Diego, coniuga nella valutazione quantità e qualità poichè si basa sia sul numero delle pubblicazioni che sul numero delle citazioni ricevute per misurare la produttività e l'impatto delle pubblicazioni di un singolo autore.

L'indicatore determina il numero N tra gli articoli pubblicati che hanno almeno N citazioni ciascuno. Dire che un ricercatore ha H-Index =12 vuol dire che quell'autore  ha pubblicato 12 articoli che si sono guadagnati ciascuno almeno 12 citazioni, mentre la restante produzione scientifica è stata citata meno di quel numero o non è stata citata affatto. Rispetto all'Impact factor, il pregio di questo indicatore risiede nel fatto che, coniugando produttività e impatto, riesce a verificare la reale influenza di uno scienziato sulla comunità di riferimento, perché è in grado di  valutare la qualità della produzione, escludendo la prolificità di scarso livello. Un autore di molti articoli pubblicati, ma di basso interesse, avrà un H-Index pari a quello di un ricercatore che pubblica di rado articoli molto citati.

È possibile calcolare l'H-Index di un ricercatore in tutte le principali banche dati bibliografico-citazionali: Web of ScienceScopus e Google Scholar. Naturalmente, bisogna considerare che, al variare della fonte impiegata per misurare l'H-Index di un autore, anche il risultato può variare, in base alla diversa copertura, metodologia e precisione della banca dati utilizzata. Ad esempio, il software Publish and Perish <https://harzing.com/resources/publish-or-perish>, ideato dalla ricercatrice londinese Anne-Wil Harzing, impiega i risultati delle ricerche in Google Scholar per restituire, oltre l'H-Index degli autori (che è già visibile nel profilo individuale), altre metriche a livello di autore meno diffuse, tra cui il G-Index e il Contemporary H-Index.

Di recente, l'H-Index è stato utilizzato anche a livello di rivista (ad esempio in Scopus, accanto agli altri indicatori come SJR e SNIP, compare anche il valore dell'H-Index applicato all'insieme degli articoli pubblicati su un dato periodico e indicizzati nella banca dati di Elsevier; anche in Google Scholar è possibile visualizzare il valore H5-Index, cioè per un arco temporale di 5 anni, relativamente ai periodici considerati per il calcolo).


Altre metriche derivate dall’H-Index

 

Contemporary H-Index

Nel 2006 un gruppo di ricerca costituito da Antonis Sidiropoulos, Dimitrios Katsaros eYannis Manopoulos hanno ideato una correzione dell’H-Index denominata Contemporary H-Index , finalizzata ad attribuire un peso progressivamente decrescente alle citazioni ricevute da un autore che riguardano i suoi articoli più lontani nel tempo.

 

Individual H-Index

Gli studiosi Pablo D. Batista, Monica G. Campiteli, Osame Kinouchi e Alexandre S. Martinez nel 2006 hanno elaborato una variazione dell’H-Index che risponde all’esigenza di pesare meglio il valore da attribuire alla citazione nelle pubblicazioni in coautoraggio. Tale aggiustamento si ottiene dividendo l’H-Index per il numero medio di autori degli articoli che contribuiscono a formare l’H-Index.

Michel Schreiber nel 2008 ha proposto una variante dell’Individual H-Index in cui un diverso coefficiente di pesatura delle citazioni per ciascuna pubblicazione in coautoraggio viene applicato preventivamente, per poi sommare il valore pieno delle citazioni nella determinazione dell’H-Index finale (corretto).

Infine Anne-Wil Harzing, Satu Alakangas e David Adams nel 2014, sempre con riferimento all’H-Index individuale, hanno sviluppato l’indice Average annual increase (incremento medio annuo) allo scopo di dare ragione delle differenti abitudini citazionali esistenti tra le diverse discipline, e anche di mitigare l’incidenza sull’H-Index del fattore legato alla diversa anzianità di carriera tra i ricercatori di una medesima disciplina. Il gruppo di ricerca si basava su un precedente studio di Jin Bihui (del 2007) in cui veniva proposta una normalizzazione del peso di ciascuna pubblicazione che contribuisce a formare l’H-Index attribuendo progressivamente minor valore agli articoli più vecchi (cosiddetta age-weighted citation rate, AWCR).

 

G-Index

Leo Egghe nel 2009 ha sviluppato e proposto un'altra metrica a livello di autore, denominata G-index, finalizzata ad attribuire maggiore peso agli articoli maggiormente citati. Classificando gli articoli di un autore in ordine decrescente di citazioni ricevute, l’indice G è costituito dal numero più grande fatto salvo che i primi articoli abbiano ricevuto complessivamente un numero di citazioni pari almeno a G2.