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Gli studenti dell’Università di Palermo incontrano Castrenze Chimento, scrittore tardivo e analfabeta fino a 74 anni

29-nov-2013

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Non è mai troppo tardi per scrivere un libro. E non è mai troppo tardi per imparare a leggere e a scrivere. Ne è un esempio Castrenze Chimento che dopo un’infanzia fatta di stenti, di fame, di abbandono da parte dei suoi genitori e di schiavitù sotto un padre padrone che, tra le campagne di Alia, lo costringeva ad una vita difficile, ha deciso all’età di 74 anni di imparare a leggere. La miseria della sua famiglia, ma anche della sua generazione, non gli aveva permesso, infatti, di conoscere neanche l’alfabeto. Un matrimonio, una convivenza, una nuova vita in una città grande come Palermo e anni che passano con la consapevolezza che manca sempre qualcosa. «Io volevo raccontare la mia storia – ha confessato Chimento mercoledì pomeriggio nell’aula magna della Facoltà di Lettere – e per narrare la mia Odissea avevo bisogno di imparare a leggere e scrivere.»

Chimento infatti è stato ospite ad una lezione – incontro organizzato all’interno dei corsi di Linguistica italiana tenuti dalla prof.ssa Marina Castiglione (Lettere) e dalla prof.Luisa Amenta (Lingue e Mediazione linguistica) della Facoltà di Lettere e che hanno voluto creare un momento di dibattito e di approfondimento sull’italiano dei semicolti, mescolando voci dirette, immagini e testi. E Chimento, con la sua autobiografia dal titolo “Lasciato nudo e crudo” (che ha vinto il premio Pieve S. Stefano 2012), è risultato senza dubbio un esempio concreto.

«Il premio è dedicato ad autobiografie epistolari e diari di gente comune, di persone che non hanno una grande dimestichezza con la scrittura – ha spiegato il prof. Santo Lombino –. Dopo 30 anni di attività il Premio ha potuto creare un archivio diaristico che ci dimostra come e cosa scrivano gli italiani.»

L’incontro si è aperto quindi con la testimonianza di Chimento che ha raccontato le difficoltà iniziali dentro la sua prima aula scolastica e di come un’insegnante, subito dopo averlo conosciuto, abbia compreso che lui non voleva solo imparare a leggere e a scrivere, ma soprattutto a narrare. La sua storia è anche stata messa sullo schermo dal regista iraniano Nosrat Panahi Nejad, presente anche lui all’incontro e che ha proiettato il suo docu-film “Castrenze Chimento nudo e crudo”, in cui la voce e il volto di Chimento si alternano con la lettura di alcuni brani del libro ad opera dell’attore Franco Scaldati. «È stato proprio lui – ha raccontato il regista – a propormi un film su questo libro e io ho subito accettato. È la storia di un uomo che decide di appropriarsi del linguaggio perché comprende che il linguaggio è potere.»

La storia tragica di fame e sofferenze di Chimento ha fatto da collante con i momenti successivi dell’incontro, che sono stati dedicati ad altri due “scrittori per caso”: Tommaso Bordonaro e Vincenzo Rabito. Come ha spiegato la prof.ssa Castiglione, si tratta anche in questo caso di due persone poco istruite che si sono dedicate alla scrittura della propria vita, con ansia risarcitoria e volontà documentaristica. Successivamente la prof.ssa Amenta ha analizzato, in maniera più tecnica, le caratteristiche dell’italiano dei semicolti, dall’uso della punteggiatura agli anglicismi, dagli usi sintattici alle errate concordanze, che sono riscontrabili nei testi dei tre autori su cui si è concentrato l’incontro.

Il libro di Rabito “Terramatta” è un intreccio tra la vita dell’autore e la macrostoria, quella delle guerre mondiali, del fascismo, della vicenda coloniale, dell’emigrazione. Anche dalla sua storia è stato tratto un documentario che porta lo stesso titolo del romanzo, grazie alla regia di Costanza Quatriglio. Sia questo prodotto cinematografico che il precedente sono stati premiati a Comiso con il “Premio Bufalino”.
Il libro di Bordonaro “La Spartenza”, invece, affronta una tematica ben diversa: quella della scelta di partire, di andar via per assicurare un futuro migliore ai figli. La meta di Bordonaro è l’America, il suo obiettivo resta però quello di continuare ad imparare l’italiano. Alle poche lezioni di lettura e scrittura impartitegli a 12 anni da una maestra, Bordonaro affianca la sua curiosità intellettiva: conserva gli articoli del Giornale di Sicilia e acquista libri quando torna in Sicilia. La sua passione documentaria si rivela anche nei filmini familiari che egli stesso autoproduceva e di cui il prof. Lombino ha mostrato un esempio.

L’incontro si è concluso con alcune domande rivolte al signor Chimento da parte del prof. Giovanni Ruffino che ha cercato di cogliere le reali dinamiche del processo di scrittura, tra revisioni personali e di editing.

«Nessuno ha aggiunto niente né cambiato niente. Quando ho riletto, per la prima volta, tutto quello che avevo scritto mi sono commosso. Ma sappiate che se ho scritto – ha detto in conclusione – l’ho fatto per le nuove generazioni. Molte persone mi hanno fatto del male ma io non le odio, le ho perdonate e se oggi sono forte è grazie al dolore che ho provato. Io perdono. Spero sappiate comprendere il mio messaggio.»