EVENTO/Master sulla pace, studenti libanesi cristiani e musulmani insieme
“La situazione in Palestina? Mi sento più vicino ai palestinesi di quanto possa esserlo agli israeliani, e bisogna andare lì per capirlo. I palestinesi hanno a stento l’aria che respirano, passano ore e ore ai check-point per passare da una parte all’altra, tra l’indifferenza e a volte lo scherno dei giovani soldati israeliani”.
Ad affermarlo monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e alfiere del dialogo interreligioso, che è stato protagonista dell’intervento di chiusura del Master su “Pace e sviluppo” all’Università di Palermo, rivolto a venti studenti libanesi: dieci cristiani-maroniti dell’Università di Beirut, dieci musulmani di quella di Krasnik. Una settimana, inserita in un progetto che coinvolge altri quattro Atenei italiani, in cui si sono succeduti in cattedra docenti universitari, ma anche rappresentanti del mondo del volontariato e dell’informazione. In occasione della giornata conclusiva di sabato scorso, erano presenti il rettore Roberto Lagalla, il prorettore vicario Ennio Cardona, il prorettore alla Cooperazione internazionale Salvo Vaccaro, il prorettore alle Relazioni internazionali Pasquale Assennato e alcuni dei docenti che hanno partecipato ai corsi, come l’antropologa Gabriella D’Agostino.
La lezione di monsignor Mogavero è stata occasione di un dibattito serrato tra gli studenti e il prelato, il quale ha ribadito la necessità di un dialogo serrato tra il mondo arabo e quello cristiano. “Messina è lontana da Palermo 350 chilometri, Tunisi solo 80 miglia, cioè 150 chilometri” - ha detto – e non ha esitato a sostenere che “dalle scuole cattoliche, dai seminari, dai conventi, spesso escono i peggiori nemici della cristianità”. Infine, sul rischio di equivalenza Islam-terrorismo, ha sostenuto che “è lo stesso pregiudizio che vuole i siciliani tutti mafiosi”.
Il Master si concluderà a Beirut, mentre – ha spiegato il por rettore vicario Cardona – “In primavera arriveranno a Palermo tre ragazzi palestinesi che frequenteranno i nostri dottorati di ricerca”. Alla fine del Master, i ragazzi si sono detti entusiasti dell’esperienza. “Prima di sedermi qui – ha detto uno studente – devo ammettere che non avevo fiducia nella cooperazione tra i Paesi, adesso sì”.
Nel suo intervento in occasione della cerimonia conclusiva il rettore Roberto Lagalla ha affermato: “Spero che questa esperienza possa essere utile per il vostro futuro e per il futuro del vostro Paese. Le Università sono chiamate a costruire persone, e attraverso di loro a promuovere pace e tolleranza, che non sono concetti astratti, ma i risultati di un impegno personale e collettivo”.