Anche in Sicilia è attiva la sorveglianza ambientale sulle acque di scarico per il monitoraggio dell'epidemia di COVID-19
Anche in Sicilia è già presente ed attiva una rete di monitoraggio dei reflui per la sorveglianza ambientale della circolazione di virus patogeni a trasmissione fecale-orale, che tramite i Servizi di Igiene Ambientale delle ASP (SIAV) monitora i depuratori municipali delle principali città siciliane (Palermo, Catania, Messina, Siracusa e Trapani) e diversi centri di accoglienza per immigrati. Le attività di laboratorio sono svolte presso il Policlinico “P. Giaccone” di Palermo dai servizi di Analisi Microbiologiche, sotto la responsabilità di coordinamento della rete regionale del Prof. Giovanni Giammanco, e di Epidemiologia Clinica, dai Proff. Francesco Vitale e Carmelo Maida. I dati di sorveglianza vengono inoltrati al Dipartimento per le attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico (DASOE) dell’Assessorato Regionale della Salute.
Prof. Giovanni Giammanco | Prof. Francesco Vitale | Prof. Carmelo Maida |
Questa rete di sorveglianza è già attiva per il monitoraggio della circolazione di SARS-CoV-2 in Sicilia, e, al momento, sono in fase di implementazione i siti di campionamento per ogni singola provincia. Attualmente la rete di campionamento comprende i seguenti siti:
Depuratori Municipali: Catania-Depuratore "Pantano d'Arci"; Messina-Impianto di depurazione "Mili Marina"; Palermo-Depuratore "Acqua dei Corsari"; Palermo-Depuratore "Fondo Verde"; Piana degli Albanesi (PA); Siracusa-Impianto di depurazione "Canalicchio"; Trapani-Depuratore consortile "Trapani-Erice-Paceco".
Hotspot: Pozzallo (RG)
CARA: Caltanissetta-Pian del Lago
CAS: Rosolini (SR)
CPR: Trapani-c.da Milo
La sorveglianza delle acque di scarico può essere utilizzata come strumento di sorveglianza epidemiologica su intere popolazioni, come allerta precoce per la tempestiva rilevazione della eventuale ripresa della circolazione di SARS-CoV-2, dopo l’attenuazione delle misure di distanziamento sociale. Il monitoraggio del SARS-CoV-2 nelle acque reflue può fornire alle autorità di sanità pubblica un vantaggio decisivo nel decidere prontamente se re-introdurre misure di contenimento della trasmissione dell’infezione.
Diversi gruppi di ricerca in tutto il mondo hanno iniziato ad analizzare con successo le acque reflue per stimare il numero totale di infezioni da nuovo coronavirus (SARS-CoV-2) in una comunità. Le acque reflue, raccolte negli impianti di trattamento, possono essere analizzate per svelare la presenza di agenti infettivi che vengono eliminati con le feci, come SARS-CoV-2. Un impianto di depurazione può raccogliere acque reflue da decine o centinaia di migliaia di persone. Il monitoraggio dei reflui su questa scala è in grado di fornire stime migliori della diffusione del SARS-CoV-2 rispetto ai test su tampone nasofaringeo, consentendo di ottenere informazioni su intere popolazioni in modo anonimo, rapido ed accurato. La sorveglianza epidemiologica attraverso le acque reflue può tenere conto anche delle infezioni lievi o asintomatiche che spesso sfuggono al sistema di monitoraggio tramite “tamponi”.
SARS-CoV-2 può apparire nelle feci entro 3 giorni dall’infezione, molto prima che si sviluppi una sintomatologia abbastanza severa da far ricorrere il soggetto affetto alle cure ospedaliere e consentire la diagnosi di COVID-19. Utilizzando metodi estremamente sensibili è possibile evidenziare la presenza nei liquami dell’RNA virale eliminato con le feci.
In uno studio in via di pubblicazione dell’Istituto Superiore di Sanità, nelle acque di scarico di Milano e Torino sono state dimostrate tracce del virus SARS-CoV-2 già a dicembre 2019. I campioni prelevati nei depuratori di centri urbani del nord Italia, sono stati utilizzati come “spia” della circolazione del virus nella popolazione.