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S.A. mozione per affermare il ruolo primario del sistema pubblico istruzione universitaria e ricerca

28-gen-2016

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Il Senato Accademico con una mozione presentata lo scorso 23 dicembre 2015, ha chiesto al Rettore di farsi portatore, nelle sedi opportune, dei contenuti di questa mozione e di promuovere, presso la CRUI, un’azione coordinata a livello nazionale anche per affermare il ruolo primario del sistema pubblico dell’istruzione universitaria e della ricerca nella crescita di un Paese moderno”.
“L’Italia, contrariamente ad altri Paesi europei e alla maggioranza di quelli OCSE – si legge nella mozione – ha scelto, in questi anni, di ridurre il finanziamento pubblico dell’istruzione universitaria e della ricerca, in una contingenza storica particolarmente difficile, caratterizzata da una crisi economica che sta consigliando agli altri Paesi di investire in innovazione per realizzare una radicale ristrutturazione dei propri sistemi produttivi. Questa scelta non è priva di conseguenze strutturali: pesante riduzione degli organici del personale docente e di quello tecnico-amministrativo, con riduzione altrettanto significativa del potenziale formativo e conseguente necessità di introdurre il numero programmato in sempre più corsi di studio. Il disinvestimento nell’Università ha anche comportato una riduzione degli interventi finanziari a sostegno del diritto allo studio.
Le conseguenze negative di questo stato di cose si misurano, soprattutto, in termini di opportunità di futuro per le giovani generazioni: si riduce, in particolare al Sud, il numero dei giovani che, completato il ciclo di istruzione superiore, decidono di immatricolarsi all’Università, in un Paese che presenta un gravissimo deficit di laureati, non soltanto rispetto ai Paesi europei più sviluppati, ma anche a quelli che sono in condizioni di sviluppo economico meno pronunciato.
In questo contesto, il sistema universitario italiano ha, tuttavia, mostrato un grande senso di responsabilità nei confronti del Paese: ha contribuito attivamente alla buona riuscita dei processi di valutazione della ricerca e di accreditamento dei corsi di studio; ha realizzato una produzione scientifica di qualità, nonostante la (quasi) scomparsa del finanziamento pubblico nazionale dei progetti di ricerca; ha contribuito, più di ogni altra categoria del pubblico impiego, al risanamento della finanza pubblica, subendo un blocco delle progressioni stipendiali temporalmente più lungo.
Il Senato Accademico dell’Università di Palermo, pur convinto dell’importanza della valutazione per garantire una compiuta responsabilizzazione delle Università, ritiene che, permanendo la scelta di riduzione del finanziamento pubblico degli Atenei, i processi di valutazione non potranno garantire efficacemente il riconoscimento del merito e, pertanto, comprende il clima di sfiducia nei confronti della VQR, rilevabile dalle oltre settecento firme raccolte sulla mozione promossa dall’intersindacale, dalle mozioni deliberate da alcuni Consigli di Dipartimento dell’'Ateneo, così come di molti altri Atenei e dello stesso CUN, condividendo la posizione assunta dalla Conferenza dei Rettori nei confronti dell’'esercizio di valutazione.
Il Senato Accademico, altresì, chiede al Governo:
• Un piano straordinario di reclutamento di ricercatori a tempo determinato, in particolare di tipo b).
• Una seconda tranche di finanziamento del piano straordinario associati e l’attivazione di un piano straordinario per il reclutamento di professori ordinari.
• Finanziamenti adeguati a garantire a tutti gli studenti bisognosi e meritevoli il loro diritto allo studio, attraverso le borse di studio e anche con un investimento sulle strutture.
• La rimozione del blocco degli scatti stipendiali dal 2015 e il riconoscimento giuridico del quadriennio 2011/2014.
• Il rinnovo dei contratti del personale tecnico-amministrativo, nonché un finanziamento per un piano straordinario di assunzioni.
•  Un finanziamento adeguato dei piani di ricerca nazionali.
• Finanziamenti adeguati per gli Atenei che hanno annessi policlinici universitari.
Il Senato Accademico ritiene, inoltre, che vadano ripensati i criteri di ripartizione del FFO e del turn over, in modo che sia privilegiata una valutazione dei progressi nella qualità della didattica e della ricerca che tenga conto dei punti di partenza dei singoli Atenei e del contesto territoriale circostante”.