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Carlo Ginzburg Paura reverenza terrore. Cinque saggi di iconografia politica

17-mar-2016

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Primo appuntamento del 2016 di un ciclo d’incontri seminariali di eccellenza. Dopo Jacques Lévy, Matteo Nucci, Paolo Fabbri e Albert Piette, è la volta dello storico di fama internazionale Carlo Ginzburg, che dialogherà con Matteo Meschiari, Stefano Montes e il pubblico di docenti e studenti intorno al suo ultimo libro Paura reverenza terrore (Adelphi nel 2015).
L’incontro previsto nell’ambito del Laboratorio internazionale di ricerca e didattica “Spazio Azione Comunicazione” del Dipartimento Culture e Società - Dottorato in Studi Culturali Europei, avrà luogo nella sala Magna dello Steri, giovedì 17 marzo alle ore 16. Interverranno il rettore Fabrizio Micari e la prof. Maria Concetta Di Natale.
Carlo Ginzburg, storico italiano, si è occupato prevalentemente di storia della mentalità e della cultura popolare tra il 16º e il 17º sec., con particolare attenzione ai problemi metodologici e ai rapporti tra ricerca storica e altri ambiti disciplinari. Nel 1992 ha ricevuto il Prix Aby Warburg e, nel 2005, il premio dell’Accademia dei Lincei Antonio Feltrinelli nella categoria scienze storiche. Già professore all’Università di Bologna (dal 1976), quindi nelle Università di Harvard, Yale, Princeton e UCLA di Los Angeles, dal 2006 insegna Storia delle culture europee presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. (Enciclopedia Treccani).
“Siamo circondati, sommersi dalle immagini. Dagli schermi dei computer e degli apparecchi televisivi, dai muri delle strade, dalle pagine dei giornali, immagini d’ogni genere ci seducono, ci impartiscono ordini, ci spaventano, ci abbagliano. Questo libro ci invita a guardare le immagini lentamente, attraverso alcuni esempi, notissimi e meno noti: Guernica, il manifesto di Lord Kitchener con il dito puntato verso chi guarda, il Marat di David, il frontespizio del Leviatano di Hobbes, una coppa d’argento dorato con scene della conquista del Nuovo Mondo. Immagini politiche? Sì, perché ogni immagine è, in un certo senso, politica: uno strumento di potere. Siamo soggiogati da menzogne di cui noi stessi siamo gli autori, ha scritto Tacito – e sono parole indimenticabili. È possibile infrangere questo rapporto?” (Dal risvolto del volume).